Un corridoio tra Lago Maggiore e Ossola
CICLOVIA DEL TOCE
Domodossola e dintorni
Descrizione Percorso
La Ciclovia del Toce è uno splendido itinerario che si sviluppa lungo le sponde del fiume Toce fino al Lago Maggiore. Il percorso parte dalla stazione ferroviaria di Domodossola e seguendo piste ciclabili, piste agricole e stradine asfaltate secondarie attraversa tutto il fondovalle ossolano fino alla riserva naturale del Fondo Toce terminando alla Stazione ferroviaria di Verbania – Pallanza.
La Ciclovia del Toce coincide in parte con l’itinerario La Via del Mare dichiarato da Regione Piemonte “percorso di interesse regionale” che parte da Domodossola e termina ad Imperia attraversando da nord a sud tutto il Piemonte.
La Ciclovia del Toce può essere percorsa per intero con ritorno in treno oppure viene proposta suddivisa in percorsi tematici:
• In bici tra i borghi: da Domodossola a Vogogna
• In bici tra i boschi: da Vogogna a Ornavasso
• In bici tra i fiori: da Ornavasso a Fondotoce
Un quarto percorso tematico si svolge ad anello a nord di Domodossola e si chiama In bici tra i fiumi.
Componendo questi percorsi tra loro si possono effettuare passeggiate di lunghezza adeguata alle proprie capacità tecniche. Tutti i paesi del fondovalle hanno una stazione ferroviaria per raggiungere il punto di partenza o per tornare indietro.
Il percorso inizia dalla stazione di Domodossola. Nel primo chilometro occorre seguire la viabilità ordinaria. Dalla Piazza della Stazione si prende a sinistra per Via Bonomelli e in fondo si gira a sinistra per Via Mizzoccola. Si supera un primo sottopasso ferroviario, poi un secondo e
alla rotonda si prosegue diritto seguendo le indicazioni per la Pista Ciclabile fino a raggiungere il Ponte della Mizzoccola sul Fiume Toce. Subito prima del ponte, sulla destra, inizia il percorso ciclabile che costeggia la sponda destra del fiume Toce. Dopo un paio di chilometri la pista ciclabile abbandona la sponda del fiume e attraversa boschetti e belle radure in regione Boschetto, poi in prossimità del Cippo che racconta le gesta eroiche di Geo Chavez, primo trasvolatore delle Alpi che col suo velivolo precipitò nella piana di Domodossola, si torna a costeggiare l’argine del Toce. Si supera il campo sportivo di Villadossola e si prosegue lungo una stradina ad uso promiscuo che costeggia una serie di orti fino ad un ponticello sul canale. Dopo il ponte riprende la pista ciclabile che costeggia interamente la Collina dello Sport, una montagnetta artificiale originata dal deposito, oggi completamente bonificato, di un sito industriale dismesso. I lavori di bonifica mediante impermeabilizzazione, riporto di uno strato di terreno e piantumazione, hanno permesso di recuperare un’area che si estende per quasi 150.000 mq, restituendo alla collettività un sito ideale per il tempo libero, per la pratica sportiva amatoriale e per l’allenamento agonistico di jogging, corsa campestre, nordic walking, mountain bike. L’area, dotata di parcheggio e servizi igienici, è completamente recintata e consente la pratica sportiva in sicurezza, senza i pericoli derivanti dal passaggio di mezzi motorizzati.
La pista ciclabile aggira la collina, incrocia la strada dello svincolo della superstrada e risale sul ponte che attraversa il T. Ovesca. Dal ponte una corsia ciclabile scende fino ad una rotonda, si prosegue diritti lungo Via Gisella Floreanini fino all’incrocio con Via Cardezza, si gira a sinistra ad attraversare un canale e, facendo attenzione alle possibili auto, si prosegue lungo una stretta stradina che conduce ad un primo sottopasso della superstrada. Facendo molta attenzione (la strada è in curva ed è difficile vedere eventuali auto che sopraggiungono) si può imboccare il sottopasso che riporta sulla pista ciclabile. Noi consigliamo di non imboccare questo primo sottopasso ma di proseguire a destra per ulteriori 700 m lungo Via Gorva, molto poco trafficata, fino al secondo sottopasso il cui imbocco offre maggiori condizioni di sicurezza. Dopo il sottopasso si incrocia la pista ciclabile, si gira a destra e si prosegue fino al campo sportivo di Pallanzeno. Da qui si costeggia lungo pista ciclabile la sponda sinistra del canale fino a prendere un ponticello. Dopo poche decine di metri la ciclabile termina e si torna sulla viabilità ordinaria. Si gira a sinistra lungo Via Lisca, si attraversano dei binari e si incrocia subito dopo la strada provinciale. Si attraversa facendo molta attenzione alle auto e si torna sulla pista ciclabile che costeggia il rilevato ferroviario, si oltrepassa il campo sportivo e in corrispondenza del cimitero di Piedimulera si gira sulla destra su Via Ferrari e alla rotonda si prende a sinistra per Via Aldo Moro, attraversando tutto il centro storico di Piedimulera sormontato da una bella torre, la Torre Ferrerio, che svetta alta e maestosa. Un’iscrizione all’ultimo piano segnala che i lavori di costruzione iniziarono il 10 aprile 1594 e finirono il 19 novembre 1597. Costruita assieme al palazzo adiacente, che costituiva la vera residenza dei Ferreri, la torre mantenne la sua funzione di vigilanza della valle fino alla metà del XVIII secolo quando, con l’avvento del governo Sabaudo nel 1768 subentrato a quello milanese nel 1733, la stessa fu adibita ad altri scopi al servizio delle popolazioni della Valle Anzasca, compreso quello di offrire un prestigioso soggiorno vista l’eleganza delle forme rinascimentali.
Dal centro storico si prosegue fino ad incrociare la strada statale per Macugnaga. Si percorre per qualche decina di metri la strada statale e subito si gira a sinistra ad attraversare il ponte sull’Anza entrando in territorio di Pieve Vergonte. Dopo il ponte si prende ancora a sinistra lungo il torrente aggirando un’area industriale fino ad un sottopasso ferroviario dove inizia una pista sterrata (dal fondo piuttosto grossolano) che costeggia la sponda destra del Torrente Anza attraversando prati aridi. La pista prosegue passando sotto alla superstrada dove il fondo stradale, seppure sterrato, migliora, fino ad incrociare una pista sulla sponda destra del Toce. Poco prima, sulla sinistra, si notano i resti dell’antica muratura del Borgaccio, il borgo originario di Pieve Vergonte. Costeggiando la pista lungo Toce in breve si raggiunge la passerella che attraversa il Fiume Toce. Al termine della discesa dopo la passerella si prosegue per Via Passerella e al secondo sottopasso ferroviario si gira a sinistra raggiungendo l’area del Campo Sportivo di Vogogna. Da qui si percorre un altro sottopasso lungo Via Passerella fino ad incrociare Via Nazionale che si attraversa e continuando su Via San Carlo e Via De Regibus si attraversa parte del centro storico di Vogogna fino alla piazzetta della Chiesa. Attraversato il torrente si prosegue lungo la bella Via Roma fino a raggiungere Palazzo Pretorio, il centro del borgo medievale di Vogogna.
Dal centro storico di Vogogna (Palazzo Pretorio) si scende lungo Via Lossetti Mandelli fino ad incrociare Via Nazionale. Si segue la fascia ciclabile che dopo poche decine di metri attraversa la strada per imboccare Via Porto di Megolo. Subito dopo il sottopasso ferroviario si continua su stradina di campagna sterrata che prosegue fino a oltrepassare un secondo sottopasso ferroviario raggiungendo un gruppetto di case in pietra. Qui si gira a sinistra e si continua per stradine di campagna (a tratti fangose) fino a quando la strada diventa pista ciclabile. La pista continua molto bella e rilassante tra prati fioriti, coltivazioni ed alberi maestosi fino a raggiungere e attraversare l’Oasi Naturale di Bosco Tenso. La pista termina appena prima di un sottopasso ferroviario. Da qui per proseguire si hanno due possibilità:
- In condizioni normali dal sottopasso si gira a destra costeggiando per breve tratto la ferrovia e poi si svolta a destra lungo la pista ciclabile per circa 1 km portandosi nella zona di confluenza tra il Fiume Toce e un torrente laterale (Rio Crotta). Qui la pista ciclabile termina e occorre scendere a guadare il rio, quasi sempre asciutto, per poi risalire dall’altra parte dove inizia di nuovo la pista ciclabile a fondo naturale che prosegue tra i campi verso Cuzzago. Tale soluzione è da evitare nel caso di impraticabilità del guado.
- In caso di piogge nei giorni precedenti o in caso di impraticabilità del guado si consiglia di imboccare il sottopasso ferroviario e portarsi sulla strada provinciale. Percorrerla per circa 900 m in direzione Cuzzago e subito dopo il ponte su Rio Crotta si imbocca il primo sottopasso a destra ritrovando subito dopo la pista ciclabile a fondo naturale che prosegue verso Cuzzago. Con questa soluzione si evita il guado.
La pista ciclabile prosegue tra campi di granturco. Spesso è molto sabbiosa e sono necessarie ruote che facciano una buona presa (consigliata la mountain bike). Arrivati al sottopasso che porta alla stazione ferroviaria di Cuzzago si gira a destra e dopo meno di 200 m ancora a destra sempre seguendo le indicazioni di percorso ciclopedonale promiscuo fino ad incrociare la strada provinciale che porta al vicino Ponte di Migiandone. Da qui non esistono strade alternative per cui bisogna necessariamente seguire, prestando molta attenzione, la strada provinciale. Il traffico per la verità non è mai molto sostenuto perché assorbito dalla vicina superstrada. Si attraversa quindi il ponte di Migiandone e si prosegue lungo la strada fino a superare l’abitato di Teglia dove inizia sulla destra un nuovo tratto di pista ciclabile asfaltata che raggiunge la Punta di Migiandone, con l’ampio piazzale contraddistinto da due imponenti cannoni che segnano l’inizio dei percorsi pedonali della “Linea Cadorna”. Dal piazzale, attrezzato con area picnic, servizi igienici e fontanella, si prosegue lungo la pista ciclabile che costeggia il viale alberato fino ad arrivare alle porte del paese di Ornavasso dove termina la pista ciclabile e si prosegue lungo la provinciale fino a superare il Ponte sul Rio San Carlo che segna l’inizio del centro storico di Ornavasso.
In alternativa dalla Punta di Migiandone si può seguire il largo sentiero che costeggia la base della montagna e arriva al Lago delle Rose. Da qui si prende la strada che riporta sulla provinciale che conduce in paese.
Dal ponte stradale sul Rio San Carlo all’imbocco del paese si svolta a sinistra costeggiando la sponda destra del Rio in direzione del campo sportivo. Da qui una bella passerella ciclopedonale attraversa il Fiume Toce offrendo scorci bellissimi sul fiume, la folta vegetazione ripariale e le ripide guglie dei Corni di Nibbio. Alla fine della passerella si gira a destra proseguendo su un bel tratto di pista ciclabile in sponda sinistra del Toce. L’ambiente è molto suggestivo: le sponde del fiume presentano una vegetazione lussureggiante e a tratti si aprono delle radure dove si coltivano i fiori tipici del Lago Maggiore. In estate numerosi conigli selvatici scappano al vostro passaggio.
Si supera il bivio per il campo sportivo di Mergozzo (si consiglia la visita al borgo di Mergozzo) e infine la pista ciclabile termina in prossimità dell’ex inceneritore. Da qui si gira a sinistra per immettersi nella strada provinciale proveniente da Mergozzo. Si gira subito a destra e facendo attenzione al traffico si segue la strada asfaltata per circa 500 m per poi girare a destra per imboccare un largo sentiero (bivio segnalato) che porta sotto al ponte della superstrada dove inizia la rete di percorsi ciclopedonali a fondo naturale (sterrato) della Riserva Naturale Speciale del Fondo Toce (www.parcoticinolagomaggiore.it), area di protezione a livello europeo. La pista ciclabile prosegue costeggiando la sponda sinistra del Fiume Toce fino portarsi nell’area dei campeggi di Fondotoce. La pista prosegue poi fiancheggiando il canneto (vale la pena di raggiungere l’osservatorio) e il canale che collega il Lago di Mergozzo con il Lago Maggiore, e infine raggiunge la rotonda di Fondotoce e la Casa della Resistenza. Da qui una pista ciclabile a lato strada porta fino alla stazione ferroviaria di Verbania Pallanza.
ASPETTI TECNICI
Il percorso è complessivamente facile e quasi pianeggiante. Alcune stradine agricole possono presentare qualche tratto fangoso se percorse dopo periodi di forti precipitazioni. Per famiglie con bambini piccoli segnaliamo come particolarmente adatto il tratto Domodossola – Collina dello Sport.
PUNTI DI ATTENZIONE
1. Tratto su viabilità ordinaria dalla stazione di Domodossola al Ponte della Mizzoccola
2. Pallanzeno attraversamento della strada provinciale
3. Piedimulera breve tratto di strada statale
4. Guado sul rio Crotta tra Premosello e Cuzzago
5. Tratto su viabilità ordinaria (strada provinciale) dal Ponte di Migiandone a Teglia (fraz. Di Migiandone)
6. Tratto su viabilità ordinaria (strada provinciale) prima di Ornavasso
7. Breve tratto di strada provinciale in zona dell’ex inceneritore a Mergozzo
DATI TECNICI
Area geografica di appartenenza: Verbano Cusio Ossola / Valle Ossola
Luogo di partenza: Domodossola Stazione
Luogo di arrivo: Fondotoce Stazione ferroviaria di Verbania Pallanza
Numero tappe: 1
Lunghezza: 47,0 km
Ascesa totale: 75 m indicativa
Discesa totale: 140 m indicativa
Difficoltà: MC Medio – Facile
Durata media: 4 ore 00 minuti
Quota minima: 194 m slm Fondotoce
Massima quota raggiunta: 270 m slm (Domodossola stazione)
Grado di ciclabilità: totale
Periodo consigliato: Aprile-ottobre. Fattibile comunque tutto l’anno
Presenza di segnaletica dedicata: sì
Target di pubblico: per famiglie / cicloturista / cicloescursionista
PUNTI PANORAMICI
Passerella ciclopedonale per Candoglia
Spiaggetta alla confluenza tra Fiume Toce e Lago Maggiore
PUNTI DI RISTORO
Domodossola, Boschetto, Villadossola, Pallanzeno, Piedimulera, Pieve Vergonte, Vogogna, Premosello, Cuzzago, Migiandone, Lago delle Rose, Ornavasso, Mergozzo, Fondotoce
UFFICI DI INFORMAZIONE TURISTICA
DOMODOSSOLA – Piazza Matteotti c/o Stazione Ferroviaria – 28845 Domodossola (VB), Tel. +39 0324 248265, infopoint@visitossola.it
VOGOGNA – Presso Castello Visconteo – 28887 Omegna (VB) – +39 0324 87200 – turismo@comune.vogogna.vb.it
MERGOZZO – Corso Roma, 20 28802 Mergozzo (VB) Telefono: +39 0323 800935 Email: turismo@comune.mergozzo.vb.it
VERBANIA INTRA – Piazza Ranzoni, 40 – 28921 Verbania Intra (VB), Tel. +39 0323 503249/+39 0323 556669, turismo@comune.verbania.it
VERBANIA PALLANZA – Viale delle Magnolie, 1 – 28922 Verbania Pallanza (VB), Tel. +39 0323 557676, proloco@comune.verbania.it
BIKE SERVICE
BIKEMOTION, Vendita-Officina-Noleggio, Corso Colonnello Attilio Moneta, 57 – 28845 DOMODOSSOLA (VB) Tel. +39 349 2562899 info@bikemotionshop.com, www.bikemotionshop.com
CICLOMANIA BARALE, Vendita-Officina-Noleggio, Via Papa Giovanni XXIII, 64 – 28845 DOMODOSSOLA (VB), Tel. +39 0324 241203, Info@ciclomania.com, www.ciclomania.com
IL CICLOSTA DI CALVETTI FABIO & BRUSCO STEFANO, Vendita-Officina-Noleggio, Corso, Via Ferdinando Dissegna, 10 – 28845 DOMODOSSOLA (VB), Tel. +39 0324 227400, ilciclista.snc@tiscali.it, http://www.ilciclista.com
CICLI NICCIOLI, Vendita-Officina-Noleggio, Via Luigi Cadorna, 42 – 28845 Domodossola VB Tel. 0324 45533 / 366 304 9272 cicli.niccioli@libero.it
IL CICLOPE SAS di De Pani Cesare e C., Vendita-Officina-Noleggio, Via Sempione, 41 – 28844 VILLADOSSOLA (VB), Tel. +39 0324 53845, info@ciclopecicli.it
DADEBIKE, Vendita-Officina, Via Vittorio Veneto, 75 – 28877 Ornavasso (VB), Tel. +39 342 7271804, dadebike@gmail.com, www.facebook.com/dadebike
CICLOMANIA BARALE, Vendita-Officina-Noleggio, Corso Benedetto Cairoli, 63 – 28921 VERBANIA (VB), Tel. +39 0323519516, info@ciclomania.com, www.ciclomania.com
VER-BIKE, Vendita-Officina, Corso Europa, 64/F – 28922 VERBANIA PALLANZA (VB), Tel. +39 0323 501475, info@verbike.it, www.verbike.it
AUTOCARAVAN VAGAMONDO, Noleggio, Corso Europa, 64 – 28922 VERBANIA PALLANZA (VB), Tel. +39 0323 504419, info@vagamondo.com, www.vagamondo.com
CIPRIAN ENRICO, Vendita-Officina, Via Giuseppe Castelli, 7 – 28922 VERBANIA PALLANZA (VB), Tel. +39 0323 502401, cicli@ciprian.it, www.ciprian.it
EBIKE LAGO MAGGIORE (Dentro Space), Noleggio, Via 42 Martiri, 165 (area produttiva Stazione FS) – 28924 VERBANIA FONDOTOCE (VB), Tel. +39 351 9115572 / +39 339 6741662, info@ebikelagomaggiore.com, www.ebikelagomaggiore.it
COLONNINE DI RICARICA
DOMODOSSOLA presso Velo-stazione in Piazza della Stazione, dietro la fermata dei Bus
LUOGHI D’INTERESSE
Lungo il percorso
DOMODOSSOLA: centro storico con la bella Piazza Mercato, i Musei civici di Palazzo Silva e Palazzo San Francesco, la Torretta Medievale, la Collegiata dei SS. Gervasio e Protasio Collina dello Sport a Villadossola: l’area, dotata di parcheggio e servizi igienici e aree picnic, è completamente recintata e consente la pratica sportiva in sicurezza, senza i pericoli derivanti dal passaggio di mezzi motorizzati.
PIEDIMULERA: Torre Ferrerio, Chiesa Parrocchiale dei Santi Giorgio e Antonio (sec. XVII), numerosi edifici risalenti al sei-settecento che testimoniano l’importanza che questo luogo ha assunto nei secoli quale centro di commerci tra le genti ossolane e quelle della Valle Anzasca. Palazzo Testoni con i suoi caratteristici affreschi sulla facciata esterna e sulle pareti e soffitti interni
VOGOGNA: centro storico con numerosi edifici sei-settecenteschi, Castello Visconteo (metà del XIV secolo), Palazzo Pretorio, villa Biraghi Lossetti, costruita nel 1650, oggi ospita la sede del Parco Nazionale della Val Grande.
OASI DIDATTICA DEL BOSCO TENSO: fu istituita nel 1990 su territorio di proprietà comunale. L’area, gestita dal Comune, si estende per circa 22 ettari. Al suo interno si possono osservare numerose varietà di piante come Tigli, Frassini, Querce, Ornielli, Cornioli, Ontani bianchi, Pioppi neri, Salici, Olmi di montagna, Aceri, Ciliegi. Vi si possono incontrare volpi e caprioli, oltre a circa 40 specie di uccelli, tra cui Picchio Verde, Martin pescatore, Cuculo, Cormorano, Albanella reale e Ghiandaia. Nei pressi del Bosco Tenso è stata da poco attivata un’area attrezzata per l’organizzazione di feste campestri con cucina e ampi spazi coperti. La presenza di un maneggio privato nelle vicinanze consente poi ai visitatori di dedicarsi anche a rilassanti passeggiate a cavallo nella campagna premosellese.
LINEA CADORNA: di tratta di un sistema di fortificazioni militari che doveva difendere il confine nord dell’Italia a ridosso della Svizzera. Il nome deriva dall’allora Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il generale Luigi Cadorna di Pallanza che ne fu il promotore. In Val d’Ossola e nel Verbano essa copre un dislivello di 2.000 m tra la piana del Toce e il Monte Massone e fra il Lago Maggiore e il Monte Zeda. Il sistema di fortificazioni fu costruito lungo il confine italosvizzero tra l’estate del 1915 e la primavera del 1918, durante il primo conflitto mondiale, nel momento in cui si ebbe timore che, penetrando dai valichi alpini delle Alpi centrali svizzere, le truppe austro-tedesche potessero in breve tempo raggiungere ed occupare i centri nevralgici industriali ed economici del nostro paese. La “Linea Cadorna” non fu mai utilizzata e venne abbandonata. Oggi queste mulattiere militari permettono di camminare sulle montagne e le fortificazioni, da cui non ha mai sparato un solo cannone, offrono l’occasione di conoscere un momento tragico della storia del XX secolo.
PUNTA DI MIGIANDONE E FORTE DI BARA: Tra la linea difensiva di fondovalle e il forte di Bara, il costolone montuoso vede a nord linee di trincee sovrapposte e a sud la mulattiera di servizio protetta dalla montagna; numerosi tunnel nella roccia permettono il collegamento tra i manufatti. Le opere della Linea Cadorna potevano essere per fanteria oppure per artiglieria; queste ultime dovevano essere dotate di differenti pezzi quali cannoni, obici e mortai. Il tracciato delle mulattiere doveva adattarsi alle condizioni del terreno e la pendenza massima per lunghi tratti non doveva essere superiore al 12% per permetterne il percorso ai muli carichi di armi e munizioni. Trattandosi di strade tattiche (di importanza minore) le mulattiere venivano costruite senza un progetto preventivo: mentre una squadra definiva il tracciato, altre iniziavano i lavori.
BUNKER DI FONDOVALLE: tra la Punta di Migiandone, dove il costolone montuoso che scende dalla Cima Tre Croci si scioglie nella piana del Toce, e l’erta bastionata dei corni di Nibbio vi sono 700 m di pianura. È il punto più stretto della Val d’Ossola, da sempre passaggio obbligato per accedere ai valichi di confine con la Svizzera. Tra lo sperone di Bara e il corso del Toce vi era una linea continua di camminamenti sotto il piano campagna che portava a bunker di cemento armato per artiglieria (ancora visibili) adatti a sostenere l’urto di un attacco frontale. Davanti ad essi, in direzione nord, sarebbero stati realizzati i campi minati e poste le linee dei cavalli di frisia.
ORATORIO DI SAN BERNARDO: L’oratorio campestre di San Bernardo (XVII sec.) veniva raggiunto dalle Rogazioni, le processioni che si svolgevano stagionalmente nella campagna di Ornavasso per propiziare il buon andamento dei raccolti e che ebbero luogo fino al 1963. Qui, nel 1890 lo storico Enrico Bianchetti scoprì una necropoli dei Leponti (gli abitanti della Val d’Ossola nel I millennio a.C.) i cui reperti sono oggi esposti al museo archeologico “Bianchetti”, presso il Palazzo Comunale. Le tombe, prevalentemente a inumazione, rivelarono ricchi corredi caratterizzati da grandi spade di ferro, da fibule (fermagli a molla) in argento e bronzo, da vasi “a trottola” in terracotta, da parure di gioielli preziosi (anelli, braccialetti e pendagli), da servizi da vino provenienti dall’Etruria. I Leponti parlavano una lingua celtica molto antica e scrivevano utilizzando il cosiddetto “alfabeto di Lugano” (particolari lettere etrusche utilizzate a nord del Po).
ORNAVASSO, MUSEO ARCHEOLOGICO “ENRICO BIANCHETTI”: la collezione archeologica di proprietà del Museo del Paesaggio – nota a livello internazionale dalla fine dell’Ottocento – è collocata nella sede distaccata di Ornavasso, ed è visitabile tramite appuntamento. La visita alla Sezione Archeologica “Enrico Bianchetti” prevede l’utilizzo di una audioguida, attivabile in loco tramite QRcode. I visitatori avranno modo di essere accompagnati nella visita del museo dalle voci narranti degli antichi proprietari dei reperti esposti, che racconteranno le proprie storie e quelle degli oggetti conservati.
ORNAVASSO, MUSEO PARROCCHIALE DI ARTE SACRA: La raccolta ospita pregevoli opere d’arte sacra (sculture e dipinti) un tempo sparse nelle chiese del paese e databili tra il XIV ed il XVIII secolo.
ORNAVASSO, CASA MUSEO DEL PARTIGIANO “ALFREDO DI DIO”: nel Museo si conservano documenti, manoscritti, fotografie e reperti che testimoniano la vita della “Valtoce”, Divisione partigiana che diede un forte contributo alla liberazione ed alla difesa del territorio. Alfredo Di Dio con Dionigi Superti, comandante della “Valdossola”, firmò la resa di Domodossola da cui nacque la splendida esperienza dei quaranta giorni di libertà della Repubblica dell’Ossola.
IL BORGO DI MERGOZZO è un piccolo comune insignito della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano (www.bandierearancioni.it). Il capoluogo si affaccia sulla sponda occidentale del lago omonimo con le case disposte ad anfiteatro (rione “Riva”). Altre case, abbarbicate sulle pendici granitiche del Montorfano, si stringono attorno a una costruzione di epoca comunale, il “Castello” e costituiscono il vecchio borgo denominato “Sasso”. Il borgo ed il lago sono circondati dai monti: da un lato il Montorfano ed i suoi ca. 800 metri di altitudine lo separano dalla Valle del Toce, dall’altro si innalzano i primi rilievi della Val Grande, che raggiungono i 1500 metri d’altezza, come le creste frastagliate dei Corni di Nibbio.
IL LAGO DI MERGOZZO anticamente faceva parte del Golfo Borromeo del Lago Maggiore. Le continue esondazioni e alluvioni del fiume Toce hanno contribuito a creare nei secoli un lembo di terra che ha portato alla separazione dei due bacini d’acqua e quindi alla formazione del Lago di Mergozzo. Questo piccolo lago è uno dei più puliti della penisola: grazie infatti alla mancanza di attività industriali, al divieto d’uso di barche a motore e a una rete fognaria efficiente le sue acque sono tra le più limpide d’Italia.
ECOMUSEO DEL GRANITO: Mergozzo è terra di pietra con il suo paesaggio che coniuga la trasparenza delle acque lacustri all’imponente presenza del Montorfano, cui è dedicato l’Ecomuseo del Granito, ed è terra millenaria, con le tracce archeologiche risalenti all’età della pietra e conservate nel Civico Museo Archeologico. L’Ecomuseo del Granito, riconosciuto dalla Regione Piemonte nel 2007, coinvolge l’intero territorio mergozzese e dei dintorni, comprendendo le aree estrattive del marmo rosa di Candoglia e dei graniti bianco di Montorfano, verde di Mergozzo e rosa di Baveno. Il territorio dell’Ecomuseo, inserito nel Sesia Val Grande UNESCO Geopark, è uno straordinario laboratorio a cielo aperto per osservare il mestiere dei cavatori di oggi, le tracce delle lavorazioni antiche nelle cave dismesse e gli innumerevoli impieghi delle pietre locali nell’architettura tradizionale, nei terrazzamenti, nei monumenti d’arte antichi e recenti.
RISERVA NATURALE DEL FONDO TOCE: istituita nel 1990, comprende l’ultimo tratto del fiume Toce e parte della sua piana alluvionale. Comprende anche una vasta zona a canneto nella zona costiera, zona umida relittuale che rappresenta un luogo ideale per la nidificazione e lo svernamento di molte specie di uccelli (oltre 130 specie censite). Per poter studiare meglio l’avifauna è stato realizzato anche il Centro Studi sulle Migrazioni, con una stazione di cattura e inanellamento. ll canneto funge anche da importante depuratore naturale per le acque del Lago Maggiore e risulta fondamentale per la riproduzione di molte specie di pesci. La gestione dell’area protetta è affidata all’Ente di gestione delle aree protette del Ticino e del Lago Maggiore.
NEI PARAGGI
VILLADOSSOLA: Chiesa romanica di San Bartolomeo (metà del sec. X). Il campanile è considerato il più bello della valle Ossola e tra i più significativi in tutto il nord Italia; è una torre quadrata di lato base m. 4,82, che va rastremandosi sensibilmente in altezza con i suoi sette piani, slanciato e con un raffinato e articolato gioco di pieni e vuoti.
PREMOSELLO CHIOVENDA, CHIESA PARROCCHIALE DI MARIA VERGINE ASSUNTA: risale alla fine del XVI secolo o ai primi decenni del secolo successivo. Al suo interno conserva pregevoli arredi lignei in stile barocco: i confessionali, il pulpito ed un armadio da sacrestia. Un frammento di affresco, databile ai primi anni del Cinquecento e rinvenuto sotto l’intonaco della navatalle di sinistra, è rimasto quale unica reliquia della più antica costruzione.
CUZZAGO: La frazione, comune autonomo fino al 1928, anno in cui per disposizione governativa venne annesso al Comune di Premosello, conta oggi 447 abitanti. È abbellita dalla presenza di antiche case patrizie dei secoli XVII-XIX, testimoni di antiche ricchezze; la chiesa parrocchiale, del XVII secolo, è dedicata a San Martino. Nella piazzetta del paese l’antica latteria turnaria, recentemente restaurata (Museo Ca’ Vegia), ospita una piccola collezione di oggetti legata alla antica filiera lattiero-casearia. E’ altresì sede di mostre temporanee ed eventi culturali.
GIARDINI DELLA STAZIONE FERROVIARIA DI CUZZAGO: Una peculiarità della stazione di Cuzzago sono i suoi giardini all’italiana, voluti negli anni ’80 del Novecento dal capostazione Gabriele Carboni. Alle piante delle aiuole, di norma presenti anche nelle altre stazioni, Carboni volle aggiungere anche altre architetture caratteristiche come un modellino della Torre di Pisa, delle statue che richiamassero la favola di Biancaneve e i sette nani, un castello in miniatura e altre. Nel 1989 la stazione vinse il titolo di “stazione più bella d’Italia” nell’ambito di un concorso indetto tra i capistazione che curavano i rispettivi giardini. Carboni ne curò la conservazione fino al momento in cui la stazione rimase impresenziata. Quest’ultimo evento ha condizionato la manutenzione degli stessi che oggi giacciono in stato di abbandono.
CHIESA DELLA MADONNA DI SCOPELLO: un tempo usato come lazzaretto, durante la terribile pestilenza del 1600, poi per voto trasformata in Chiesa; sorge su un’altura naturale al di sopra della ferrovia Domodossola-Milano e della provinciale n°166 della Vald’Ossola alla fine dell’abitato di Cuzzago in direzione Premosello. L’epidemia di peste che colpì la zona era quella di cui parlava il Manzoni nei “Promessi Sposi” nello stesso periodo a Milano. In quel periodo sarebbe già stato presente l’esemplare di Tasso (Taxus Baccata) la cui età viene stimata attorno ai 500 anni di vita. La veridicità dell’età viene dimostrata dalle dimensioni insolite del Tasso (circa 3mt di circonferenza e 16 metri di altezza), difatti tali piante crescono lentamente nel tempo e confrontando tale esemplare con altri sul territorio italiano emergono altre interessanti informazioni sulla lunga durata della vita.
MIGIANDONE, SANTUARIO DELLA MADONNA DI OROPA: la Madonna Nera è venerata in tutta Europa, in particolare ad Oropa sui monti di Biella, a Einsiedeln sulle Alpi svizzere e a Chestochowa in Polonia. La “Nera Signora” di Einsiedeln (Notre Dame des Hermites) è venerata dalle genti walser, a Migiandone ed Ayas in Valle del Lys, che la considerano portatrice di pioggia in periodi di prolungata siccità. Il Santuario della Madonna di Oropa sulla montagna di Migiandone fu edificato nel 1820 per volontà di Gaspare Bessero, un cercatore d’oro che fece fortuna in Valle Anzasca. Nella miniera si era perso il ricco filone d’oro e, passando sotto i monti di Oropa nel biellese fece voto a quella Madonna di erigere un Santuario se lo avesse ritrovato. E così avvenne…
SANTUARIO DELLA MADONNA DEL BODEN (Boden = piano nella lingua walser di Ornavasso): è uno dei maggiori centri di culto mariano nel Verbano Cusio Ossola ed è da cinque secoli meta di partecipati pellegrinaggi. Il Santuario ricorda l’apparizione della Madonna alla pastorella Maria Della Torre il 7 settembre 1528. Fu edificato a partire dal 1530, ampliando una cappelletta preesistente, e assunse l’aspetto attuale negli anni ’30 del Novecento. L’iconografia della Vergine del Boden è quella di una Madonna “della seggiola”: la Madre, con la testa coronata, è seduta in trono, il Bambino è benedicente con la mano sinistra, mentre con la destra regge il globo crociato, che simboleggia il regno di Gesù in cielo e in terra. Il Santuario conserva un’importante raccolta di tavolette ex-voto che permettono di leggere secoli di devozione popolare. La posizione su cui il Santuario è stato costruito, rende questo luogo particolarmente amato dai ciclisti. Dal 2009 la B.V. del Boden è stata individuata come patrona di chi pratica questo sport e dal 2011 ha stretto un gemellaggio con il Santuario del Ghisallo.
ORNAVASSO, ANTICA CAVA DI MARMO: Il marmo di Ornavasso, già utilizzato in età antica, acquistò importanza dalla fine del XIV secolo per la costruzione del Duomo di Milano e di altri monumenti lombardi. La cava “del Casino” fu attiva nella prima metà del Novecento (52 operai nel 1939); una galleria lunga 192 m permette l’accesso ad una grande sala finale alta 16 m nella quale è messo a vivo il filone di marmo rosa che costituisce la continuazione di quello di Candoglia, sul versante opposto della valle del Toce. La cava è visitabile e destinata ad uso didattico ed eventi.
ORNAVASSO, CHIESA E TORRE DELLA GUARDIA: la chiesa è posta al di sopra dell’abitato di Ornavasso, a circa 200 metri dalla Chiesa parrocchiale di S. Nicolao, lungo la strada che conduce al Santuario del Boden. Il Santuario “Della Guardia” prende il nome dal promontorio omonimo su cui sorge, così chiamato ancora oggi a causa della presenza di un’antica torre di segnalazione risalente ai primi anni del XIV° secolo, che faceva parte di un sistema difensivo di avvistamento composto da torri comunicanti visivamente fra loro.
CHIESA ROMANICA DI SAN GIOVANNI A MONTORFANO: rappresenta una della chiese romaniche più interessanti e meglio conservate dell’intera Val d’Ossola.
NORME DI COMPORTAMENTO
1. Resta sui sentieri: rispetta il sentiero ed eventuali divieti di accesso. Rispetta la proprietà privata.
2. Non lasciare tracce: rispetta il territorio. I sentieri bagnati e fangosi sono più vulnerabili di quelli asciutti. Resta sui sentieri esistenti e non crearne di nuovi. Non prendere scorciatoie tagliando le curve. Porta via con te gli eventuali rifiuti.
3. Guida con prudenza: un attimo di distrazione può mettere in pericolo sia te stesso che gli altri. Rispetta i limiti di velocità e guida in modo da avere sempre il controllo della bicicletta. Indossa sempre il casco.
4. Non spaventare gli animali: gli animali si spaventano facilmente per un approccio brusco, un movimento improvviso o un forte rumore. Lascia loro sufficiente spazio e tempo per adattarsi alla tua presenza.
5. Dai la precedenza correttamente: questi sentieri non sono ad uso esclusivo delle biciclette ma sono condivisi anche da escursionisti a piedi. Quindi, soprattutto in discesa, va moderata la velocità: dietro ad una curva potrebbe esserci qualcuno che sale. Fai in modo che gli altri fruitori dei sentieri sappiano che li stai per sorpassare grazie ad un saluto amichevole o all’utilizzo del campanello. I ciclisti devono dare la precedenza a tutti gli utenti non motorizzati dei sentieri. I ciclisti che procedono in discesa devono dare precedenza a quelli che stanno salendo. Fate in modo che ogni sorpasso avvenga nella maniera più sicura e gentile possibile.
RICORDA:
I ciclisti devono sempre dare la precedenza agli altri utenti
NORME DI COMPORTAMENTO PER BIKER
Fin dalla comparsa delle prime mountainbike, la N.O.R.B.A. (National Off Road Bicycle Association) stilò un codice di comportamento teso a regolamentare l’attività off-road nel pieno rispetto della natura e degli altri frequentatori delle montagne e dei sentieri. Il Codice N.O.R.B.A. è stato adottato da tanti club, enti, associazioni e scuole presenti sul territorio italiano. Si tratta di una serie di consigli di ordine generale che, se seguiti con attenzione, possono contribuire a rendere più piacevole a tutti questa pratica sportiva ed escursionistica tanto in voga oggi.
CODICE N.O.R.B.A.
1. Dare sempre la precedenza agli escursionisti a piedi.
2. Rallentare e usare la massima cautela nell’avvicinare e nel sorpassare escursionisti a piedi o altri ciclo escursionisti, facendo sempre in modo di segnalare il proprio arrivo con debito anticipo; evitare schiamazzi o urla, anzi scusarsi e salutare in modo garbato.
3. Tenere sempre sotto controllo la velocità della mountainbike e affrontare le curve con estrema cautela, prevedendo ostacoli improvvisi. L’andatura deve essere commisurata al tipo di terreno, al tipo di percorso e all’esperienza di ciascuno.
4. Rimanere sempre all’interno del percorso tracciato, riducendo così al minimo l’impatto ambientale (danni permanenti alla vegetazione circostante e conseguente erosione del terreno).
5. Non disturbare o spaventare gli animali, siano essi domestici o selvatici; dare loro il tempo di allontanarsi e di spostarsi dal percorso.
6. Non lasciare per alcun motivo rifiuti a seguito del proprio passaggio; è opportuno raccogliere i propri e, quando possibile, anche quelli abbandonati da altri escursionisti “distratti”.
7. Rispettare sempre le proprietà private e quelle pubbliche, lasciando cancelli, barriere mobili o sbarre così come vengono trovati. In ogni caso, se possibile, rivolgersi direttamente ai proprietari dei fondi per chiedere il permesso di transito. “Vietato l’ingresso” spesso significa solo “Per favore, se volete passare chiedete il permesso”.
8. Durante la cicloescursione è sempre opportuno essere autosufficienti. La meta da raggiungere e la velocità con cui ci si sposta devono essere proporzionate alla preparazione psicofisica e all’abilità del guidatore, all’equipaggiamento, all’ambiente, al terreno e, soprattutto, alle condizioni meteorologiche.
9. Non intraprendere mai da soli una cicloescursione, salvo cause di forza maggiore. Non transitare in zone isolate e distanti dalle principali vie di comunicazione e lasciare sempre chiare indicazioni riguardo il percorso da effettuare e l’ora prevista per il rientro.
10. Ridurre al minimo l’impatto con la natura: rubare solo immagini e ricordi, e lasciare, al massimo, l’impronta appena percettibile delle ruote del proprio mezzo.
TESTI e FOTO di Alessandro Pirocchi
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