Percorso lineare seguendo antiche mulattiere che collegavano Stresa a Belgirate

Lago Maggiore: sentiero dei castagni da Stresa a Belgirate

Lago Maggiore
Medio
Distanza 8 km
Durata 3 ore
Elevation N.P.
Dislivello + +400
Dislivello – N.P.
Pendenza N.P.

Descrizione Percorso

Percorso lineare seguendo antiche mulattiere che collegavano Stresa a Belgirate

località di partenza: Stresa (200 m)
località di arrivo: Belgirate (200 m)
quota massima: Chiesa di San Paolo (480 m)
dislivello: 400 m circa solo andata (non continuativi)
distanza: 8 km solo andata
tempo di percorrenza al netto delle soste: 2 ore e 30 minuti solo andata
tipologia di percorso: misto (asfalto, selciata, sentiero, sterrata)
segnaletica: segni bianchi/rossi, cartelli “Sentiero dei Castagni” e “L2 Stresa-Belgirate”
acqua: fontane nei centri abitati
periodo consigliato: dalla primavera all’autunno se si effettua il ritorno in battello o bus; tutto l’anno, in assenza di neve, se si effettua il ritorno a piedi per la medesima via dell’andata.
come arrivare: Stresa è situata lungo il lato occidentale del Lago Maggiore. Dalla A26, uscita Carpugnino, dista 7,5 km. Parcheggi presso l’imbarcadero (a pagamento) e presso la stazione FS. In autobus: linee Verbania-Stresa-Arona (www.safduemila.com); linea Novara-Domodossola (www.stnnet.it). In treno: linea Milano-Domodossola, fermata Stresa (www.trenitalia.com). In battello: linee Arona-Locarno e Locarno-Arona (www.navigazionelaghi.it).
informazioni: Distretto Turistico dei Laghi www.distrettolaghi.it; Ufficio IAT – Piazza Marconi 16, Stresa, tel. +39 0323 30150, www.stresaturismo.it; Comune di Stresa www.comune.stresa.vb.it; Ufficio Turistico – Via G. Mazzini 12/14 c/o imbarcadero, Belgirate, tel. +39 331 2324425; Comune di Belgirate www.comune.belgirate.vb.it

L’itinerario

Dall’imbarcadero si punta verso il centro imboccando una delle vie pedonali (Via Tomasi oppure Via Mazzini) che portano in Piazza Cadorna. Da qui si si prende a sinistra per Via De Vit che porta in Via Manzoni (cartello “Sentiero dei castagni” e “L2 Stresa-Belgirate”) percorrendo la quale si arriva al monumento dedicato all’amicizia tra lo scrittore Alessandro Manzoni ed il filosofo Antonio Rosmini.

Rosmini e Manzoni vennero in contatto nel 1826 e da allora si frequentarono a Milano e, soprattutto, a Stresa dove Rosmini viveva, mentre Manzoni, a partire dal 1839, trascorreva le vacanze estive presso la vicina Lesa. Amicizia durata nel tempo fino alla morte del filosofo, nel 1855, la cui sepoltura si trova nella chiesa del sovrastante collegio.

Si prosegue in salita, arrivando al cancello secondario di Parco Pallavicino.

Villa Pallavicino si deve a Ruggero Borghi, amico del Manzoni e del Rosmini. Nel 1862 passò alla famiglia nobile genovese Pallavicino che ampliò la tenuta e trasformò il giardino in museo faunistico aperto al pubblico. Oggi, Villa e Parco Pallavicino appartengono al circuito turistico Terre Borromeo. Il Parco Pallavicino è un’oasi di pace per i visitatori ma soprattutto per
le 60 specie di mammiferi e volatili che qui vivono insieme ad alcuni esemplari selvatici recuperati dagli agenti della tutela faunistica (www.terreborromeo.it).

Poco oltre, giunti ad un pilone votivo all’incrocio di tre vie, si imbocca la strada acciottolata al centro (cartello marrone “Sentiero storico pedonale”) che con salita graduale passa rasente ai confini di Parco Pallavicino. Appena prima di un cancello si prende a sinistra (segni bianco-rossi) mentre la selciata si fa rovinata, diventando più una sterrata. Ci si inoltra così in un bel tratto boschivo molto suggestivo, caratterizzato da castagni. Arrivati su asfalto lo si attraversa proseguendo oltre su sentiero che porta in breve all’Oratorio di Passera.

Costruito tra il 1657 ed il 1737, è il più piccolo santuario di Stresa e sembra venne edificato in seguito ad un voto fatto da un mercante di vino scampato ad un naufragio.

Si prosegue lungo la strada ora asfaltata che passa adiacente all’oratorio e attraversa la borgata fino a che, abbandonate le case, diventa nuovamente sterrata arrivando ad un bivio. Un cartello di legno “Sentiero dei Castagni” indica a sinistra ma, per una migliore fattibilità del percorso, meglio proseguire dritti seguendo i vistosi segni bianco-rossi “Sentiero Stresa-Belgirate L2”.

Una bella selciata in salita porta a passare nei pressi del sito del Mulin de la Stria di Passera, la cui storia è narrata su un pannello presente in loco. Purtroppo i resti del mulino sono invisibili, divorati dalla vegetazione, ma la lettura della leggenda sulla “strega”, immersi nel bosco di castagni, è comunque molto suggestiva. La selciata, molto bella, prosegue in forte salita, arrivando alla borgata Brisino e di nuovo all’asfalto che si prende a sinistra e subito dopo a destra. Lungo la strada si passa davanti ad un pannello che espone i ritrovamenti celtici fatti in zona per poi superare il campo da calcio e arrivare al cimitero al cui interno si trova la Chiesa di Sant’Albino del 1151 che custodisce un affresco quattrocentesco.

Passando accanto al cimitero (cartello “Belgirate L2”) si entra in un bel tratto tra castagni particolarmente suggestivo in salita, fino a raccordare sulla selciata che arriva da Magognino. La si segue verso sinistra, direzione Falchetti, percorrendo un piacevole tratto graduale. Superato un insolito vigneto circondato dai fitti boschi, si prende a destra in leggera salita su sentiero. Raggiunto di nuovo l’asfalto lo si attraversa e si prosegue per entrare nella borgata di Falchetti (fontana). Oltre la borgata si rientra nel bosco affrontando l’ultima salita, giunti infatti ad un vistoso bivio si prende il sentiero a sinistra che dopo un breve tratto graduale scende rapidamente. Una brevissima deviazione verso destra porta alla Chiesa di San Paolo nei cui pressi si trovano alcune antiche coppelle. Si attraversano alcune abitazioni, oltre le quali si prende la strada asfaltata verso sinistra, in discesa.

Nota: è possibile anche andare a destra, in leggera salita, per poi imboccare un sentiero a sinistra che raccorda sulla medesima strada asfaltata, più in basso. A conti fatti, però, si percorre la medesima distanza su asfalto, aggiungendo un po’ di salita, quindi tanto vale seguire subito la via a sinistra, come descritto.

Percorsi 500 metri su questa via, la si abbandona per scendere lungo una scalinata a sinistra che “precipita” letteralmente a Belgirate arrivando alla Chiesa Vecchia di Santa Maria, dalla cui terrazza si apre la panoramica sui tetti della località. Si prende ora la stradina pedonale proprio accanto all’edificio sacro che porta ad un sottopasso ferroviario. Attraversata la strada si prende la via pedonale affiancata dalle edicole della Via Crucis, per poi percorrere Via Conelli. Attenzione a prendere poi il secondo vicolo a sinistra, Scalone Cairoli, che porta a sbucare nei pressi della Chiesa Parrocchiale, e quindi sul lungolago. Una volta sul lungolago si prende a sinistra per arrivare all’Ufficio Turistico, oltre il quale si trova la curiosa statua del rospo e, ancora oltre, un piccolo parco giochi. Di fronte all’ufficio si trova l’imbarcadero dove si prende il battello per fare ritorno a Stresa, passando per l’Eremo di Santa Caterina del Sasso sulla sponda opposta del lago.

consigli per i baby escursionisti

Non accessibile a passeggini per la varietà di percorso.
Volendo, è possibile anche tornare per la medesima via dell’andata ma il battello, prima di effettuare scalo a Stresa, ferma al meraviglioso Eremo di Santa Caterina del Sasso e permette, così, di godere di una vera e propria mini-crociera.

Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino e Annalisa Porporato




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Passeggiata pianeggiante ad anello alla scoperta del bosco planiziale umido, patrimonio UNESCO

Lago Maggiore: Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago

Lago Maggiore
Facile
Distanza 5 km
Durata Da 1 a 3 ore
Elevation N.P.
Dislivello + +150
Dislivello – N.P.
Pendenza N.P.

Descrizione Percorso

Passeggiata pianeggiante ad anello alla scoperta del bosco planiziale umido di questo parco naturale, inserito dal 2011 nel Patrimonio UNESCO per gli importanti ritrovamenti archeologici e la sua storia di sito palafitticolo.

località di partenza e di arrivo: parcheggio di Via Gattico (270 m)
quota massima: necropoli della Civiltà di Golasecca (320 m)
dislivello: 150 m circa totali (non continuativi)
distanza: 5 km totali
tempo di percorrenza al netto delle soste: 2 ore totali
tipologia di percorso: sterrate, sentiero
segnaletica: frecce e cartelli con nomi delle “vie”
acqua: fontana al parcheggio
periodo consigliato: tutto l’anno, da evitare però con la pioggia, con la nebbia e nelle giornate estive più afose.
come arrivare: l’ingresso ufficiale dista 3 km da Arona. Si trova all’estremità meridionale del Lago Maggiore, in Via Gattico 6 ad Arona (cartelli marroni). Parcheggi presso la sede del parco. In autobus: Arona è servita da diverse linee (www.comazzibus.comwww.stnnet.itwww.safduemila.com). In treno: stazione di Arona sulle linee Milano-Domodossola e Arona-Novara (www.trenitalia.com). In battello: linee Arona-Locarno e Locarno-Arona (www.navigazionelaghi.it)
informazioni: Distretto Turistico dei Laghi www.distrettolaghi.it; Ufficio IAT – Largo Duca d’Aosta, Arona, tel. +39 0322 243601 www.visitarona.it; Comune di Arona www.comune.arona.no.it; Ente Gestione Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore www.parcoticinolagomaggiore.com

L’itinerario

L’ente parco propone diversi percorsi possibili segnalati da frecce e colori distinti, tutti reperibili sulle cartine messe a disposizione nella sede del parco.

Il nostro tracciato segue in parte il Percorso Archeologico (viola) prendendo il via lungo Strà di Pianèl da Gatic (numero 1). Al bivio caratterizzato da un pilone votivo si prende a destra, sempre lungo il percorso numero 1, per poi abbandonarlo andando dritto per Strà di Lagon (numero 2), che con andamento pianeggiante porta nei pressi del Lagone, l’area umida più grande del parco presso le cui rive sono stati rinvenuti i resti di un villaggio palafitticolo.

Il sito, trovato per caso durante lavori di estrazione della torba, risale ai secoli XVIII-XIII a.C. Esso ha restituito diversi oggetti ben conservati come ceramiche, armi, ornamenti di metallo, utensili in selce ma soprattutto tre ruote di legno e i calchi di due piroghe scavate in un tronco. La maggioranza dei reperti, oggi, è conservata presso il Museo delle Antichità di Torino.

Non è possibile avvicinarsi alle rive dello specchio d’acqua perché si tratta di area protetta e per via della fitta vegetazione; lo si può osservare solo da lontano ma la suggestione che lascia è intensa. Proseguendo oltre si arriva ad un incrocio a T; si prende a destra per Strà di Sèl (numero 15), abbandonandola quasi subito per andare a sinistra per il Senté dal Laghèt (numero 11). Il tracciato si snoda sinuoso presso una fitta zona di torbiera per salire verso il Motto Caneva. Ad un incrocio con più vie si prende ora a destra il Senté dal Custòn (numero 16), che passa presso la zona ove sono stati rinvenuti resti di una necropoli di epoca romana composta da una decina di tombe.

Con una breve deviazione sulla sinistra, questo sentiero porta sulla cima dell’altura, circondata da una pineta di pino strobo. Proseguendo invece dritti si passa accanto ad una seconda necropoli romana del I-II sec. d.C. Subito dopo si prende a sinistra il Senté dal Fòs (numero 17) che si va a ricongiungere con la Strà di Sèl (numero 15), che va seguita verso sinistra. Pochi metri e ci si trova sulla Strà di Pianèl da Gatic (numero 1) che porta a passare nei pressi della necropoli golasecchiana dell’Età del Ferro (VI-V sec. a.C.). Essa si trova su un vicino dosso, raggiungibile con breve deviazione verso destra.

La cosiddetta Cultura di Golasecca abbraccia un periodo che va dal IX al IV secolo a.C. e si espande sul territorio compreso tra i fiumi Po, Serio, Sesia e Ticino. Prende il nome dalla località in provincia di Varese sita sul Ticino ad una decina di chilometri da qui, dove furono fatti i primi ritrovamenti (cinquanta tombe con ceramiche e metalli).

Da questo punto si continua a seguire il sentiero numero 1 che aggirando il Motto dei Lagoni riporta al punto di partenza nei pressi del pilone votivo.

Per saperne di più:

Il Sancarlone
Ad Arona si trova qualcosa di unico: la Statua di San Carlo Borromeo (1538-1584) o Sancarlone, nome affettuoso per un monumento parente stretto della più nota Statua della Libertà americana. Inaugurato nel 1698, dopo 84 anni di lavoro, il colosso è alto 23,40 metri ma poggia su un piedistallo di 11,70, portando la sommità a svettare a ben 35,10 metri complessivi. La tecnica utilizzata fu così avveniristica da essere di ispirazione per la costruzione di Lady Liberty. La curiosità maggiore, oltre alle dimensioni, sta nella possibilità di entrare all’interno della statua e salire alla testa del santo grazie a strette scalette (non adatte a chi soffre di claustrofobia), arrivando ad ammirare il panorama del lago dalle aperture in corrispondenza degli occhi (www.statuasancarlo.it).

Museo Archeologico di Arona
Raccoglie i tesori archeologici della città e del basso Verbano con una collezione che va da reperti neolitici a ceramiche e vetri post-rinascimentali. Qui si trovano alcuni dei ritrovamenti del Parco dei Lagoni di Mercurago come un calco di ruota e i corredi funebri della Civiltà di Golasecca (www.archeomuseo.it).

consigli per i baby escursionisti

Passeggiata molto facile, tutta all’ombra, anche se da evitare nei momenti più afosi dell’estate. Il percorso indicato è accessibile solo parzialmente a passeggini.

Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino e Annalisa Porporato




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Percorso lineare che da Cannobio porta attraverso verdi boschi e suggestive borgate

Lago Maggiore: Via delle Genti da Cannobio a Cannero Riviera

Lago Maggiore
Medio
Distanza 7,5 km
Durata 2 – 5 ore
Elevation N.P.
Dislivello + +350
Dislivello – N.P.
Pendenza N.P.

Descrizione Percorso

Percorso lineare che da Cannobio porta attraverso verdi boschi e suggestive borgate lungo le antiche selciate utilizzate un tempo come comuni vie di comunicazione, per poi tornare indietro con una mini-crociera in battello.

Dal parcheggio o dall’imbarcadero si è a soli due passi dal Santuario di Cannobio che merita certamente una visita.

Nel 1522, sull’attuale sito, sorgeva la casa della famiglia di Tommaso Zaccheo, dove si trovava un piccolo dipinto su pergamena. In quell’anno il dipinto, raffigurante un Cristo in Pietà, prese a sanguinare. Le stanze superiori della casa diedero origine ad una prima cappella dove San Carlo Borromeo celebrò la sua ultima messa. Fu lo stesso San Carlo a chiedere la costruzione del Santuario, eretto tra il 1575 e il 1614.

Dal Santuario una breve scalinata porta a scendere sulla passeggiata lungolago, ricca di locali e a due passi dall’imbarcadero (fontana). Si percorre il piacevole e ampio lungolago di Piazza Indipendenza per poi prendere in salita Via Marconi (cartelli “Centro storico”). Si noti, all’incrocio con Via Umberto I, la fontana e gli affreschi che si trovano al di sotto del portico a sinistra del cinquecentesco Palazzo Pironi. Si prende ora a destra per Via Umberto I, ancora piacevolmente pedonale e costellata da attività commerciali e ristori, per poi attraversare la via aperta al traffico e arrivare accanto al bel Palazzo Parasio del 1291 (fontana), dietro il quale si trova il romanico Campanile di San Vittore alla cui base c’è l’Ufficio Turistico.

Si prosegue dritti lungo Via Antonio Giovanola, ora non più pedonale ma con traffico abbastanza ridotto. Si deve girare a sinistra imboccando la stretta Via G. M. Giovanola che si fa selciata e passa nei pressi di un grande lavatoio quadrato. Attraversata una via asfaltata si prosegue dritti per qualche passo ancora, arrivando ad un bivio. Si prende a destra la via in salita (cartelli bianchi “Casali Bagnara” e “Casali Roccolo”, segni bianco/rossi) arrivando ad un nuovo incrocio con i cartelli del sentiero. Si prende ora a sinistra (cartello bianco/rosso “Cannero” e cartello giallo “Via delle Genti”). La strada asfaltata si fa stretta e in forte salita fino ad uno slargo che funge da piccolo parcheggio, da qui diventa sentiero e poi si trasforma in una bella selciata che continua a salire in modo parecchio deciso oltre un vecchio pilone votivo di pietra e, passando a ridosso delle recinzioni di alcune abitazioni, diventa finalmente più graduale e si immerge in un bel bosco di castagni. Si sale ancora, ovviamente, ma in modo progressivo mentre, a tratti, si apre tra i rami la vista su Cannobio.

Tra querce e castagni si arriva ad una selciata più grande e regolare che si prende a destra, in salita, e che porta alle case della borgata Solivo (fontana). Giunti ad una strada asfaltata la si prende verso destra, sempre in salita (cartello bianco “Viggione”). Si segue l’asfalto per circa 250 metri per poi abbandonarlo prendendo una selciata a sinistra (cartello “Cannero” e cartello giallo “Via delle Genti”). Questa via raccorda su una selciata più ampia, si continua a sinistra in salita costante e graduale arrivando a Molineggi. La borgata è anticipata da una minuscola chiesetta, prosegue con un grande mulino ed è costellata da numerose sculture metalliche ottenute per lo più da vecchi attrezzi agricoli.

Passato un suggestivo ponte di pietra ci si inoltra in un bel tratto delimitato da una parte da un mancorrente di legno e dall’altra da rocce suggestive su cui si sono abbarbicati nel tempo i castagni, assumendo forme quasi fatate. Poco oltre si tocca la quota massima dell’intero percorso e si abbandona la sterrata per il sentiero a sinistra finalmente in discesa (cartello “Cannero”), che scende tra castagni in modo netto e deciso attraversando un suggestivo rio con rocce e cascatelle. La discesa molto netta porta a sfiorare le abitazioni di Carmine Inferiore in cui non ci si inoltra per proseguire verso destra (cartello “Cannero”) lungo un tratto graduale che attraversa diversi piccoli rii. Una scalinata fa prendere un po’ di quota e avvicina a Carmine Superiore e al suo Santuario.

Il borgo, risalente all’anno Mille, aveva funzione di casaforte: in caso di pericolo la popolazione vi trovava rifugio. Poco alla volta divenne abitato e nel corso del XIV secolo venne edificata la Chiesa di San Gottardo. Al suo interno, essa custodisce affreschi del XV-XVI secolo visibili dalla vetrata (pagate un piccolo obolo per l’illuminazione interna, ne vale la pena). Si pensi che durante il XVII secolo il borgo fu colpito dalla peste e gli affreschi della chiesa furono coperti di calce per disinfettare il luogo, usato come lazzaretto. Rividero la luce solo durante i restauri del 1932.

Il luogo è magnifico, sospeso sulla roccia e con un superbo panorama dalla terrazza che si allarga accanto alla chiesa. Si deve ora attraversare la borgata (fontana) percorrendo gli stretti vicoli di pietra, seguendo i bolli bianco/rossi ma facendo attenzione ai cartelli perché va tenuta la sinistra (cartelli “Cannero”). Si abbandona la borgata, inizialmente in discesa, poi alternando tratti di salita a discese, sempre immersi nel fitto del bosco in cui appaiono, a volte a sorpresa, suggestivi ruderi di edifici di pietra avvolti dalla vegetazione. I castagni poi qui sono molto belli ed evocativi: sarà facile immaginare storie avvincenti che coinvolgono streghe, elfi, gnomi e strani animali fantastici! Gradualmente si giunge ad una zona più aperta e terrazzata da cui si apre la vista sul lago e sui Castelli di Cannero.

I castelli si presentano simili a navi galleggianti a filo d’acqua. Eretti fra il XIII e il XIV secolo, avevano nome di Malpaga poiché costruiti a spese della popolazione locale. In essi si rifugiavano i cinque fratelli Mazzardi, detti Mazzarditi, che dominavano le zone circostanti con pugno di ferro e crudeltà. Fu il Duca di Milano Filippo Maria Visconti a mettere fine alle loro scorribande, assediando i castelli nel 1414 e radendoli poi al suolo. Ceduti in seguito alla Famiglia Borromeo, sugli isolotti venne edificata nel 1519 la Rocca Vitaliana, usata per controllare i traffici con la vicina Svizzera. Dal 2025, dopo anni di restauro, i Castelli di Cannero sono stati aperti ai visitatori (www.terreborromeo.it).

Si attraversa la piccola borgata di Cheggio (281 m) seguendo i rudimentali cartelli “Cannero” e scendendo fino alla strada statale che va attraversata.

ATTENZIONE: attraversamento pericoloso, usate le strisce pedonali che si trovano leggermente a destra e prestate particolare attenzione perché le vetture che viaggiano veloci arrivano a sorpresa da dietro la curva.

Una volta attraversato, si prende subito la pedonale a sinistra che in discesa porta verso Cannero Riviera, si devia poi a sinistra all’altezza di un cartello “Cannobio” (a ritroso) arrivando al piccolo porto, alla passeggiata lungolago e all’imbarcadero da cui prendere il battello per il ritorno.

Consigli per i baby escursionisti

Escursione tra boschi affascinanti che ha il suo culmine con il borgo di Carmine Superiore, vero tuffo a ritroso nella storia. Non adatto a passeggini.

Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino e Annalisa Porporato

 




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Passeggiata al fresco del bosco che porta ad un punto di vista di grande suggestione

LAGO MAGGIORE E VERGANTE: SASS DEL PIZZ

Lago Maggiore
Medio
Distanza 5 km
Durata Da 1 a 3 ore
Elevation N.P.
Dislivello + +200
Dislivello – N.P.
Pendenza N.P.

Descrizione Percorso

Passeggiata al fresco del bosco che porta ad un punto di vista di grande suggestione sospeso al di sopra del Lago Maggiore, con panchine evocative e alberi dalla posizione zen tra cui giocare.

località di partenza: Fosseno (600 m)
località di arrivo: Sass del Pizz (763 m)
quota massima: 800 m circa
dislivello: 200 m circa totali
distanza: 5 km totali
tempo di percorrenza al netto delle soste: 2 ore totali
tipologia di percorso: misto (sentiero, asfalto, sterrata)
segnaletica: cartelli bianco/verdi e cartelli gialli, segni bianco/rossi
acqua: fontane in Fosseno
periodo consigliato: tutto l’anno in assenza di neve
come arrivare: dista 12 km da Arona. Dalla A26 uscita Meina, quindi inizialmente seguire cartelli blu per “Meina”, in seguito cartelli blu per “Massino Visconti” e “Nebbiuno”. Arrivati a Nebbiuno attenzione a sinistra, cartelli blu “Fosseno”. Parcheggi in piazza Sant’Agata e lungo via Bertoletti. In autobus: linea Arona-Massino Visconti-Gignese, fermata Nebbiuno, a circa 2 km (www.pirazzi.it).
informazioni: Distretto Turistico dei Laghi – www.distrettolaghi.it; Ufficio IAT – Piazza Caduti di Nassirya 6, Nebbiuno – tel. +39 (0)322.060202; Comune di Nebbiuno – www.comune.nebbiuno.no.it

L’itinerario

In piazza Sant’Agata, dove è possibile parcheggiare, si trova un insolito monumento dedicato ai muratori e proprio alle sue spalle un’area giochi. Dopo la sacrosanta sosta, dando ora le spalle al monumento e all’area giochi, si prende la strada asfaltata a sinistra, in salita (attenzione: priva di marciapiede) che va seguita sempre in salita, ignorando diversi bivi, fino ad arrivare all’antico lavatoio immerso nel fresco degli alberi (fontanile e panchine di pietra). Si continua verso destra sulla strada asfaltata (sempre priva di marciapiede) che si snoda un po’ più pianeggiante tra le ultime case della borgata e le prime pendici del monte boscoso. Quando comincia a scendere si arriva ad un segnale di “stop” si prosegue verso sinistra sulla strada inizialmente asfaltata ma che diventa subito sterrata e si immerge nell’ombra del bosco giungendo ad uno spiazzo.

Volendo, sarebbe possibile parcheggiare anche qui, risparmiando circa 1km e 70 metri di dislivello ma perdendo la sosta all’area giochi e alle fontane.

Lo spazio aperto presenta numerosi bivi. Si deve imboccare la stradina tutta a sinistra (cartello “Sass del Piz F6”), ma tenete a mente la sterrata di fronte (cartello “F7”) perché l’anello proposto termina da quella parte. Si sale in modo graduale nel bosco che alterna un tratto iniziale più chiuso a tratti più aperti più avanti.

In uno di questi tratti più aerei si trova una traccia sulla destra attraverso un prato, alzando gli occhi si vede una manichetta a vento. Volendo, è una tagliata per la cima ma è molto ripida :consigliamo di seguire la pista, più lunga ma molto più graduale.

Si scende leggermente e si arriva ad un bivio che va preso verso destra in salita, inizialmente graduale, poi decisa e ripida, portando fino alla cima.

Volendo, è possibile arrivare a questo punto tramite il sentiero che arriva da sinistra e che parte dall’antico lavatoio, ma la salita così affrontata è molto ripida e ne avrete un assaggio nel tratto finale per la cima.

Ci si trova sulla sommità del monte, con diversi tavolini di legno all’ombra degli alberi, prevalentemente betulle, e un ampio splendido panorama verso il Lago Maggiore. Poco più a destra si eleva una grande croce mentre a sinistra è evidente una liscia roccia su cui sono state posizionate due rilassanti e panoramiche panchine, su cui soffermarsi in meditazione di fronte ad un grandioso panorama che si estende sulla parte meridionale del Lago Maggiore e sui laghi di Monate, Comabbio e Varese.

Gli alberi che ospitano l’area picnic si prestano a giochi di nascondino e corse ad ostacoli rendendo piacevole la sosta anche in assenza di strutture “artificiali”. Dopo essersi soffermati il giusto tempo, si riprende il cammino per effettuare l’anello e all’altezza delle panchine sulla roccia si prende l’ampio sentiero “F5” che procede in leggera salita, poi pianeggiante e di nuovo in salita fino ad un bivio dove si svolta a destra (cartello “F5” e cartello “Sentiero Novara”). Si procede in falsopiano, un tratto molto piacevole tra felci e betulle durante il quale si apre la vista verso il lago. Si giunge ad un ulteriore bivio dove si prende di nuovo a destra (cartelli “F5” e “F7”). Ora si comincia a scendere in modo costante percorrendo tratti di vecchia selciata in pietra ed entrando in un suggestivo bosco di castagni. Un ultimo bivio fa abbandonare il sentiero “F5” per seguire a destra il sentiero “F7” che prende a scendere fortemente, sempre in parte selciato, fino a chiudere il cerchio allo spiazzo incontrato all’andata.
Da questo punto si ripercorre la strada fatta all’andata.

Per saperne di più:

Nebbiuno
Fosseno, la località da cui prende il via l’escursione, è una delle frazioni del comune di Nebbiuno (le altre si chiamano Tapigliano e Corciago). Dal parcheggio si intravede la chiesa principale di Fosseno: Sant’Agata. Nei primi anni del XVII secolo esisteva già un edificio sacro ma “mal fatta, oscura, humida et troppo bassa. Vada il popolo pensando a farne una nuova in sito più decente et di forma più venerabile” (4 giugno 1618, visita del Vescovo di Novara mons. Ferdinando Taverna). Si dovrà attendere il 1680 perché inizino i lavori per la nuova chiesa e, stando ai contratti, oltre alle offerte in denaro ogni famiglia doveva fornire anche un manovale per i lavori, manovale che poteva essere uomo o donna.
Il Vergante
Con questo nome, il cui significato è “che digrada verso il basso”, si definiscono le colline che separano il Verbano (Lago Maggiore) dal Cusio (Lago d’Orta) e la cui cima più alta è il Mottarone (1492 m).
La sagra della fragola
Ebbene sì, fino agli anni Sessanta a Fosseno si producevano oltre millecinquecento quintali di fragole all’anno. Oggi la produzione è calata assai ma non la qualità e se siete golosi di questo frutto, non dovete mancare la tradizionale sagra che si svolge ogni seconda domenica di giugno con un mercato dedicato, pranzi e cene a tema, balli e animazioni.

consigli per i baby escursionisti

Percorso non adatto a passeggini, ma molto semplice e adatto per tutti i piccoli escursionisti a “due zampe”!

Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino, Annalisa Porporato




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Passeggiata circolare di difficoltà medio-facile che dal centro di Domodossola porta ad uno dei Sacri Monti

LE ANTICHE BORGATE DI DOMODOSSOLA

Domodossola e dintorni
Medio
Distanza 8km
Durata 3 ore
Elevation N.P.
Dislivello + +400
Dislivello – N.P.
Pendenza N.P.

Descrizione Percorso

Passeggiata circolare di difficoltà medio-facile che dal centro di Domodossola porta ad uno dei Sacri Monti Patrimonio UNESCO per andare alla scoperta delle antiche borgate dello scomparso comune di Vagna.

località di partenza e di arrivo: Domodossola stazione FS (270 m)
quota massima: Vallesone (670 m)
dislivello: 400 m circa totali
distanza: 8 km totali
tempo di percorrenza al netto delle soste: 3 ore totali
tipologia di percorso: misto (sentiero, asfalto, selciata, sterrata)
segnaletica: cartelli e segni bianco/rossi
acqua: fontane in Domodossola, al Sacro Monte Calvario e in alcune delle borgate
periodo consigliato: tutto l’anno in assenza di neve
come arrivare: presso la stazione FS di Domodossola parcheggi liberi o a pagamento. In autobus: collegamenti con le principali località (www.comazzibus.com). In treno: linee Milano-Domodossola e Novara-Domodossola, collegamenti anche con la Svizzera (www.trenitalia.com)
informazioni: Distretto Turistico dei Laghi www.distrettolaghi.it; Ufficio Turistico – Piazza G. Matteotti c/o Stazione FS, Domodossola, tel. +39 0324.248265; Comune di Domodossola www.comune.domodossola.vb.it; Sacro Monte Calvario www.sacrimonti.org / www.sacromontecalvario.it

L’itinerario

Dalla stazione di Domodossola si imbocca Via Ferraris che porta in direzione del centro. Non si entra nel cuore vero e proprio della città (lo si farà al ritorno) ma lo si sfiora seguendo in sequenza Via Fratelli di Dio che diventa Via Garibaldi. Si attraversa la triangolare Piazza Tibaldi per imboccare Via Rosmini (cartelli bianco/rossi Sacro Monte Calvario) che si trasforma in Via Mattarella (cartelli gialli Monte Calvario Via Crucis).

Quasi a ridosso della collina appaiono già le prime cappelle del Sacro Monte, un po’ ingoiate dal traffico cittadino. Solo dopo la terza cappella si sale finalmente su un’ampia e ripida selciata, chiusa alla maggior parte del traffico. Si inizia così un percorso a ritroso nel tempo, scandito dalle cappelle del Sacro Monte erette a partire dal 1657, una diversa dall’altra, che raccontano con statue a grandezza naturale la storia del Calvario di Cristo.

Oggi, il Sacro Monte è classificato Patrimonio UNESCO. All’altezza della VI cappella si deve tenere la destra, sempre sulla selciata principale. Una volta giunti al Sacro Monte si devia verso sinistra entrando attraverso il cancello che porta all’accesso del Santuario e del Convento. Si arriva al bel giardino (servizi igienici, panchine) che si avvolge attorno alla torre e ai resti del castello di Mattarella del VI secolo, di origine longobarda e distrutto nel Quattrocento, da dove si ha una visuale a volo d’uccello su Domodossola (413 m). Tornati indietro fino ad uscire dall’area del Sacro Monte, si entra nel parcheggio e si sale quindi lungo la scalinata sulla sinistra (cartello San Defendente A01a) che porta ad una bella selciata in salita. Girandosi si ha un piacevole colpo d’occhio sul complesso del Sacro Monte. Giunti su una strada asfaltata la si attraversa per proseguire su selciata (cartello San Defendente A01a) che, dopo un’ulteriore salita, porta all’altezza di un ponticello che si trova sulla destra. Se si prosegue dritti si imbocca un ripido sentiero che porta in mezzo al bosco direttamente alla Chiesa di San Defendente.

Molto più graduale il percorso che si affronta passando oltre al ponticello sulla destra e che porta sulla strada asfaltata. Si percorre in salita l’asfalto che con ampie curve giunge alla Cappelletta di Marisch e, quindi, seguendo sempre la strada asfaltata in salita, alla bianca Chiesa di San Defendente (549 m). Proprio davanti all’edificio si stacca un sentiero (cartello Vallesone). Dopo un inizio gradevole prende a salire ripido in mezzo a una bella faggeta. Si deve prestare attenzione a un unico bivio evidente: va preso a sinistra così da arrivare alla strada asfaltata. Si segue l’asfalto verso destra passando davanti a un pilone votivo e arrivando in breve alla borgata di Vallesone. Il borgo è molto particolare e carino, vi si trova una fontana (acqua non controllata) e un gigantesco torchio di legno ma, soprattutto, numerose sagome di bambini e animali fanno capolino dai punti più improbabili e curiosi.

Qui si tocca il punto più elevato dell’intero percorso (670 m). Si va oltre l’Oratorio di San Gaudenzio e superata la borgata, appena prima dell’incrocio dove si trova la fermata dell’autobus, si prende una sterrata sulla destra, in discesa (cartello Motto). La si abbandona presto però, per prendere un sentiero sulla sinistra (cartello Andosso). Il tragitto seguente, molto piacevole e graduale, porta ad Andosso (fontana alle spalle della candida chiesetta). Si attraversa il villaggio mantenendo quindi la sterrata a destra, in forte discesa (cartello Prata D03a). Su sentiero si attraversa un bel bosco in discesa, si supera un piccolo guado e, diventata più graduale, si arriva a Prata. In mezzo alla borgata si trova un lavabo ricavato da un vecchio forno, qui si deve prestare attenzione e andare verso destra, in discesa (il cartello Vagna è un poco nascosto). In tal modo si arriva alla chiesa per proseguire sulla bella mulattiera che passa proprio accanto all’edificio sacro (cartello Vagna messo in basso). Si cammina lungo la mulattiera in costante discesa, facendo attenzione alle tacche bianco/rosse e ai vecchi bolli rossi.

In tal modo si arriva a Maggianigo, vecchio capoluogo dello scomparso comune di Vagna, dove si deve puntare in direzione dell’evidente chiesa (428 m). La si supera per prendere la mulattiera verso sinistra (cartello Domodossola). Tra mulattiera e sentiero si scende in modo ripido con stretti zig-zag, arrivando alla periferia di Domodossola in Via Ceschi. Si prende a destra per Via Chiovenda, al termine della quale si va a sinistra per Via Vanoni. Si attraversa Via Salvo D’Acquisto per proseguire su Via Vanoni fino a Via Di Vittorio.

Da qui si prende a destra verso la rotonda (attenzione: manca il marciapiede!). Alla rotonda si prosegue dritti lungo Via Giovanni Mauro passando davanti all’ospedale. Al primo semaforo si prende a sinistra per entrare, andando quindi a destra, nel centro storico. Il centro di Domodossola, zona pedonale, si presenta con la sua meravigliosa anima medioevale fatta di preziosi edifici, piazzette e stretti vicoli. Percorreteli tutti per andare alla scoperta dei principali monumenti cittadini come la settecentesca Collegiata dei SS Gervasio e Protasio, i porticati quattrocenteschi di Piazza Mercato, i Palazzi Silva e San Francesco. Attraversato il nucleo storico, si fa quindi ritorno alla stazione ferroviaria, chiudendo il cerchio.

Per saperne di più:

Vagna
Era un comune autonomo che raggruppava le borgate toccate dall’itinerario, poi scomparso e accorpato a Domodossola nel 1928. Una curiosità? La Festa dul Bambin, ossia il natale a… luglio! Sembra che la tradizione affondi nel Seicento, quando i capifamiglia erano lontani da casa nel periodo natalizio e ottennero, così, di poter celebrare la festa della nascita di Gesù Bambino proprio in estate.

consigli per i baby escursionisti

Accessibile per passeggini solo dalla stazione FS al Sacro Monte, e poi nel centro storico. Fontane nelle borgate ma spesso acqua non controllata.

Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino e Annalisa Porporato




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Un tuffo in un medioevo ancora vivo e tangibile

IL SENTIERO STORICO DI VOGOGNA

Piana del Toce
Facile
Distanza 1,5 km
Durata 1 ora
Elevation N.P.
Dislivello + +180
Dislivello – N.P.
Pendenza N.P.

Descrizione Percorso

Passeggiata nella storia che attraversa le caratteristiche vie di Vogogna per poi salire fino ai resti della Rocca, per un tuffo in un medioevo ancora vivo e tangibile.

località di partenza: Vogogna municipio (222 m)
località di arrivo: la Rocca (323 m)
quota massima: 392 m
dislivello: 180 m solo andata
distanza: 1,5 km solo andata
tempo di percorrenza al netto delle soste: 45 minuti solo andata
tipologia di percorso: misto (sentiero, asfalto, selciata, sterrata)
segnaletica: cartelli e segni bianco/rossi
acqua: fontane a Vogogna e in area picnic
periodo consigliato: tutto l’anno in assenza di neve
come arrivare: in auto 15 km da Domodossola, ampi parcheggi di fronte al municipio e nei pressi del teatro. In autobus: varie linee, fermata Vogogna bivio FS (www.comazzibus.com). In treno: stazione FS di Vogogna (www.trenitalia.com)
informazioni: Distretto Turistico dei Laghi www.distrettolaghi.it; Comune di Vogogna www.comune.vogogna.vb.it

L’itinerario

Dai parcheggi, tenendo il municipio alla propria destra, si percorre un breve tratto di strada fino ad arrivare alla selciata Via Rimembranza che, con leggera salita, porta verso la neogotica Chiesa Sacro Cuore di Gesù, di fine Ottocento (nei pressi si trovano una fontana e uno dei pannelli didattici che si incontreranno lungo il percorso). Si noti, accanto all’edificio, l’ampio spazio simile ad un teatro, si tratta del luogo dove sorgeva la vecchia parrocchiale crollata nel 1975, di cui restò solo il portale poi inglobato nel nuovo campanile.

Dalla chiesa si passa sopra il ponte posto dove un tempo sorgeva una delle porte d’ingresso al paese, per imboccare Via Roma (cartello di legno “Sentiero Natura” La Rocca), così da ammirare i palazzi storici con balconate settecentesche e i porticati medievali come quello dove si trovava la casa del “gabelliere” (colui che riscuoteva i dazi). Si notino le vie tutte selciate con ciottoli di fiume. Si arriva in tal modo al Palazzo Pretorio, edificio del 1348 costruito sullo stile dei broletti lombardi ossia sopraelevato cosicché lo spazio sottostante fosse utilizzato come riparo per lo scambio di merci ed informazioni durante i giorni di pioggia. Fino al 1819 fu sede del governo dell’Ossola Inferiore.

Tutt’attorno sorgono alcune belle dimore signorili come Villa Biraghi (1650), oggi sede dell’Ente Parco Nazionale Val Grande. Volendo, si può proseguire un pezzettino fino ad arrivare allo slargo che indica il luogo dove sorgeva la seconda porta d’ingresso al paese e dove si può ammirare il retro di Casa Marchesa, il più antico edificio di Vogogna, risalente al 1350. Si percorre poi verso destra la strettissima Via Sotto le Mura, che passa lungo il perimetro delle antiche mura di difesa. Camminando verso destra lungo Via Teatro oppure Via della Motta, o andando fino alla fine di Via Sotto le Mura, si riprende Via Roma tornando al Palazzo Pretorio. Da qui si sale verso sinistra la gradinata che porta al Castello Visconteo, già visibile con il suo poderoso torrione che domina l’intero abitato. Risalente al 1348, dopo essere stato centro militare ed amministrativo dell’Ossola Inferiore, ma anche carcere (fino al 1914), oggi è sede museale e luogo per incontri ed eventi culturali (www.castellodivogogna.it).

Aggirando la mole del castello, passando a ridosso del muro di cinta che si eleva alla propria destra, si arriva ad un ponte e quindi si imbocca la mulattiera verso destra, in salita. Raggiunto un edificio isolato, la mulattiera prende a salire in modo ripido, con un grandioso punto di vista sul castello. Si arriva in tal modo alla frazione di Genestredo (354 m), passando accanto a un interessante lavatoio a fil di pavimento. Giunti al centro della borgata, dove si trova una tettoia e una fontana (non potabile), si prende a destra (cartello La Rocca A34a) lungo una sterrata graduale che porta ad un guado. Una volta oltre, si sale rapidamente per una scalinata che si pianifica presto portando piacevolmente prima ad un’area picnic con tavolini, fontana e spazi per grigliate, e subito dopo alla torre della Rocca di origine longobarda. Devastata nel 1514, della torre restano solo i ruderi (un cartello invita a non avvicinarsi per caduta pietre). Il sentiero di accesso è invitante ma non ne vale la pena poiché il lato più bello dell’edificio è quello davanti al quale già vi trovate.

Per saperne di più:

Il marchio “I Borghi più Belli d’Italia”
Non bisogna dimenticare che, per il suo prezioso patrimonio storico-artistico e l’efficace conservazione dei suoi monumenti, da tempo Vogogna rientra a pieno merito tra “I Borghi più Belli d’Italia” (www.borghipiubelliditalia.it).

Il mascherone celtico
In località Dresio, leggermente fuori Vogogna in direzione Domodossola, si trova l’Oratorio di San Pietro, la prima chiesa parrocchiale del comune, di origine longobarda con affreschi quattrocenteschi. Accanto all’edificio, noterete una fontana caratterizzata da un interessante mascherone datato I-II secolo a.C., detto “mascherone celtico”. Si tratta di una copia, l’originale è custodito all’interno del Palazzo Pretorio.

consigli per i baby escursionisti

Accessibile ai passeggini solo all’interno del borgo, per la salita al castello si può usare l’ascensore panoramico (solo negli orari di apertura). Grande parco giochi di fronte al municipio.

Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino e Annalisa Porporato




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Facile percorso che ricalca il Raggio d’Oro

LAGO D’ORTA: DA PETTENASCO A LEGRO

Lago d’Orta
Facile
Distanza 6 km
Durata Da 2 a 4 ore
Elevation N.P.
Dislivello + +200
Dislivello – N.P.
Pendenza N.P.

Descrizione Percorso

Facile percorso che ricalca, in parte, il Raggio d’Oro e che dalla borgata di Pettenasco porta verso Legro, “paese dipinto”, attraversando l’affascinante borgo di Miasino, colmo di storia.

località di partenza: Pettenasco (300 m)
località di arrivo: Legro (360 m)
quota massima: Miasino (492 m)
dislivello: 200 m circa solo andata
distanza: 6 km solo andata
tempo di percorrenza al netto delle soste: 2 ore solo andata
tipologia di percorso: misto (sentiero, asfalto, sterrata)
segnaletica: cartelli bianco/rossi “VU9” e segni bianco/rossi
acqua: fontane nei centri abitati
periodo consigliato: tutto l’anno in assenza di neve
come arrivare: dista 20 km dall’uscita autostradale di Arona della A26, quindi direzione Gozzano e a seguire Orta San Giulio e Pettenasco, posto sulla riva orientale del Lago d’Orta. Parcheggi lungo la provinciale nei pressi della chiesa parrocchiale oppure dell’imbarcadero. In alternativa parcheggi presso l’area di sosta Paganetto. In autobus: linea Borgomanero-Omegna (www.comazzibus.com). In treno: linea Novara-Domodossola, stazione di Pettenasco (www.trenitalia.com). In battello: linea Orta-Omegna, dalla primavera all’autunno (www.navigazionelagodorta.it)
informazioni: Distretto Turistico dei Laghi www.distrettolaghi.it; Ufficio IAT – Via Bossi 11, Orta San Giulio, tel. +39 0322 905163; Comune di Orta San Giulio www.comune.ortasangiulio.no.it; Ufficio Turistico – Via Vittorio Veneto c/o Museo dell’Arte della Tornitura del Legno, Pettenasco, tel. +39 345.9956357; Comune di Pettenasco www.comune.pettenasco.no.it; Comune di Miasino www.comune.miasino.no.it

L’itinerario

Anche se si può arrivare con l’auto all’area picnic Paganetto, consigliamo, se possibile, di parcheggiare nei pressi della chiesa o della passeggiata lungolago, così da avere la possibilità di attraversare la borgata di Pettenasco e ammirare il bel campanile romanico del XI secolo, uno dei più antichi della Riviera. Dalla chiesa si attraversa la statale per imboccare Via Vittorio Veneto (attenzione, priva di marciapiede) che in salita porta prima al Museo dell’Arte della Tornitura del Legno e poi all’incrocio con una piccola cappella (fontana).

Artigianato tipico dell’area del Cusio, la produzione di oggetti in legno tornito rimase assai attiva fino agli anni Cinquanta. Il museo presenta una collezione di utensili, macchinari e oggetti provenienti dalle fabbriche e dai laboratori locali.

Appena dopo si prende la strada a destra (cartello marrone “area picnic Paganetto”) che passa al di sotto dell’alto ponte ferroviario (mentre vi passate sotto, provate a emettere rumori e fate caso a come rimbombano con effetto eco!). Tenendosi sempre su asfalto si arriva all’area picnic, anticipata da un vecchio ponte coperto di edera. Una breve deviazione percorre la scalinata a sinistra e porta alla base del ponte, presso la riva del torrente con un vecchio fontanile e una Madonnina. Poco dopo il ponte si imbocca la sterrata a destra (cartello VU9 Carcegna-Miasino) che sale graduale fino a sfiorare la ferrovia per poi seguirla diventando a tratti selciata.

All’altezza di un cancello si piega decisamente a sinistra in salita più netta fino a raccordare su una sterrata più larga che prosegue verso destra, ora più graduale. Si entra tra le abitazioni di Carcegna percorrendo Via Roma. Mantenendosi sempre su Via Roma e ignorando segni di vari colori che possono ingannare si arriva ad un incrocio nei pressi della Chiesa di San Pietro Apostolo. Si attraversa l’incrocio così da raggiungere la chiesa dietro la quale si trova un piccolo parco giochi. Si percorre un breve tratto di strada asfaltata per prendere quasi subito a sinistra (cartello “Miasino–Legro”). Dopo un edificio che ospita il circolo operaio si deve prestare attenzione e andare a destra sulla stradina inerbita più piccola (attenzione, dritti si entra in una proprietà privata!) che porta ad attraversare un prato e quindi ad un ponticello che attraversa un piccolo rio, per poi salire lungo una scalinata. Una volta in cima si prende la sterrata a sinistra che dopo un poco si fa asfaltata, sempre in leggera salita. Da questo punto si prosegue sempre dritto mentre verso destra si apre la vista sul lago e la penisola di Orta San Giulio. Si raggiunge così la borgata di Miasino accedendo sotto un’arcata che porta alle stradine selciate.

Variante: il percorso prosegue verso destra, ma consigliamo di effettuare una deviazione verso sinistra percorrendo le vie del paese. Si passa accanto alla mole di Villa Nigra, meravigliosa residenza aristocratica di campagna con ali di varie epoche, dal XVI al XVIII secolo. Sotto la gestione comunale, oggi ospita eventi, mostre e concerti. Da qui si seguono i cartelli per la Chiesa di San Rocco, grandioso edificio che si eleva al di sopra del borgo con alcune gradinate erbose (panchine e fontana). Si è quindi raggiunto il punto più elevato dell’intero percorso. Nelle immediate vicinanze si trova anche il Giardino dei Semplici, sorta di giardino botanico con una raccolta di vegetali citati nella Bibbia, mentre appena dietro il campanile si allargano un campo da calcio e uno da volley.

Dal bivio si continua sulla selciata fino a sbucare ad un incrocio. Si deve prendere a destra percorrendo un tratto su asfalto (fate attenzione, privo di marciapiede!). Lo si abbandona dopo 300 metri per imboccare una sterrata a destra (cartello “Legro-Orta”) che scendendo porta attraverso un tratto boscoso. La sterrata diventa asfalto e al suo termine si prende a sinistra. Giunti all’incrocio lo si attraversa puntando verso i due cancelli che si trovano di fronte: tra i due comincia Via Vecchia Stazione, costellata dai primi murales a tema cinematografico. Siete arrivati a Legro, detto “il paese dipinto” proprio per la presenza dei numerosi affreschi che si trovano sparsi sulle facciate delle case e per le vie, tutti legati a film girati sul Lago d’Orta, tutti da cercare girovagando per questo paesino.

Per il ritorno si prospettano varie soluzioni.
Si può tornare indietro semplicemente per la strada percorsa all’andata.
Si può utilizzare il treno della linea Novara-Domodossola prendendolo alla stazione FS di Orta-Miasino (che in realtà è proprio a Legro!).
Assai consigliabile, infine, è allungare il tracciato a piedi fino a raggiungere Orta San Giulio (vedi descrizione successiva) e, da qui, tornare a Pettenasco con il battello che viaggia in direzione Omegna (non in inverno).

Verso Orta San Giulio
dislivello: -100 metri in discesa solo andata
distanza: 2 km solo andata
tempo di percorrenza al netto delle soste: 45 minuti solo andata

Giunti presso la ferrovia la si attraversa grazie al sottopasso per puntare verso gli impianti sportivi e proseguire su sentiero fino a Via Marconi, nei pressi della rotonda presso cui sorge imponente Villa Crespi.

Se per qualche motivo non è possibile prendere questo sentiero, è sufficiente proseguire con la linea ferroviaria alla propria destra fino a passare oltre la stazione e arrivare su Via Marconi. Qui si prende a sinistra scendendo fino alla rotonda citata in precedenza oppure si devia per la più piccola Via Don Giovanni Bosco che passa parallela a questa, priva di traffico.

Dalla rotonda appare in tutta la sua eleganza la villa moresca, oggi hotel di lusso e ristorante di un noto chef italiano. Ormai siamo ad Orta San Giulio, uno dei “Borghi più belli d’Italia” (www.borghipiubelliditalia.it). Si gira a destra a fianco della villa imboccando Via Fava che in breve porta lungo la riva del lago fino ad arrivare a Piazza Mario Motta, dove si trovano l’imbarcadero e numerosi locali. Ad un’estremità sorge un curioso edificio affrescato, con una scala: si tratta del Palazzo della Comunità. Costruito nel 1582, era sede del governo dello stato-feudo della Riviera di San Giulio ed è noto oggi anche come Broletto o Palazzotto. Orta si dipana in un dedalo di vie intricate e solo apparentemente caotiche. E’ sufficiente mantenersi su Via Olina, che prosegue alle spalle del Palazzo della Comunità, per esplorare i vicoli e i giardini più tipici oppure salire a destra per Via Caire Albertoletti, detta anche “salita della Motta”, per ammirare alcuni degli edifici più antichi. Casa Marangoni (XIV secolo), per esempio, è detta anche “Casa dei Nani” per via delle piccole finestre che ornano la sua parte superiore, sorretta da un lungo architrave in legno e decorata con affreschi.

Per saperne di più:

la visita speciale
Da Orta San Giulio partono varie imbarcazioni per l’Isola di San Giulio, che vale certamente una visita. I suoi stretti vicoli, le scalinate e gli archi di pietra creano uno scenario davvero suggestivo. La maggior parte degli edifici sorge sui resti di un antico castello, forse longobardo, ma a farla da padrone è certamente la Basilica di San Giulio, esternamente in puro stile romanico. Edificata nel IV secolo, sembra dal santo in persona, venne ricostruita una prima volta nel IX secolo, per poi subire ulteriori modifiche durante i secoli X-XI. All’interno spicca il pregevole pulpito in pietra serpentino di Oira (XII secolo), che presenta interessanti bassorilievi tra cui una misteriosa figura umana. La tradizione vuole sia Guglielmo da Volpiano (962-1031), monaco benedettino e abate di Digione, che nacque proprio qui sull’isola. Notevoli poi gli affreschi del XIV-XVI secolo, alcuni della scuola del pittore-scultore Gaudenzio Ferrari (1475/80-1546). All’interno della sacrestia è celata una vertebra fossile ritrovata, sembra, in una grotta della penisola di Orta… Forse il resto di uno dei draghi scacciati da San Giulio? Altro edificio assai importante è l’Abbazia Mater Ecclesiae, che dal 1973 ospita un grosso nucleo di monache di clausura benedettine dedite al restauro di tessuti preziosi ed arazzi.

consigli per i baby escursionisti

Passeggiata alla portata di (quasi) tutti ma non accessibile ai passeggini. Se potete, allungate la passeggiata sino ad Orta, i piccoli apprezzeranno un bel gelato seduti sulle rive del lago!

Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino e Annalisa Porporato




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