PERCORSO IN 4 TAPPE
STRA’ GRANDA
Valle Anzasca
Descrizione Percorso
Nel 1553 la Valle Anzasca viene visitata da Joachim de Annono, “homo da bene” e funzionario del governatore spagnolo di Milano. È un uomo di potere che viene a verificare se i valligiani di Anzasca sono in grado di pagare l’esosa tassa del Mensuale. Rimane in valle 14 giorni e al ritorno stende una relazione precisa e documentata.
È la prima descrizione della Strà Granda che da Piedimulera sale a Macugnaga per poi risalire l’erta montuosa del Monte Moro e condurre nella Valle di Saas.
Al centro del suo viaggio è la strada medioevale della Valle Anzasca: “…truovo che detta valle è con pochissima o quasi nulla planitia, e longa circa sedici miglia, stretta tra le montagne di grande altezza, in mezzo della quale gli decorre un grande torrente appellato l’Anza, quale discende da una montagna di giazzo, quale è permanente in fondo di detta Valle, e poi va augumentandosi detto Riale per molti Riali, quali discendono di quà e di là di detti monti, et nello intrar di detta Valle si ascende un monte per un miglio circa, poi si trova la strada di man dritta costrutta nelle montagne, larga circa un brazzo e mezzo, ed in tal luogo di più o di meno, molto alta e precipitosa;…”
Questa strada, seguendo 400 anni dopo il cammino di Joachim de Annono, la si può ancora percorrere ancora oggi.
Sul selciato consunto che segna i suoi tornanti è passata la storia della valle, non la Grande Storia ma quella umile e nascosta di mulattieri che si recavano in Svizzera o di valligiani che scendevano al mercato di Vogogna a rifornirsi di granaglie. Il selciato lucido di ogni tornante ha visto le furiose guerre di villaggio e il passare di carichi d’oro che scendevano alle città.
Camminare sulla Strà Granda di Anzasca vuol dire percorrere un viaggio nel tempo su un sentiero storico di comunicazione infra-valligiano.
Sopra Piedimulera si incontra l’oratorio di San Giovanni Nepomuceno, significativamente protettore dagli annegamenti e dalle inondazioni (anche dalle malelingue!); a Mezzamulera, famosa per la tessitura della canapa, ci sono speciali rientranze nel muro per il carico dei muli.
A Cà Turnal un’incudine, una tenaglia e un martello incisi su una lastra di pietra ripropongono lo stemma ghibellino di parte Ferraria, una delle fazioni che insanguinarono l’Ossola nel XVI secolo.
Poi i forni frazionali per la cottura collettiva del pane poche volte l’anno, i torchi consortili per la spremitura delle vinacce (un piccolo capolavoro di ingegneria rurale è quello di Morlongo), i mulini e le macine per la spremitura dell’olio di noci. Cento e cento sono i reperti della cultura materiale contadina sparsi lungo la Strà Granda che diventa il percorso tematico per conoscere la civiltà alpina sviluppatasi tra questi monti. E, alla testata della valle, l’imponenza della parete est del Monte Rosa, duemila metri di rocchia e ghiaccio, l’unica parete di dimensioni himalayane delle Alpi.
Una valle anomale, con due culture (quella walser e quella romanza), che conserva un alto grado di naturalità e un’antica armonia tra uomo e ambiente.
Info e tappe: https://www.piemonteoutdoor.it/it/attivita/escursionismo/stra-granda
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Passeggiata piacevolissima fino alla pregevole chiesa romanica di Montorfano con un panorama unico sul Lago Maggiore
DA MERGOZZO AL MONTORFANO
Lago di Mergozzo
Descrizione Percorso
Passeggiata piacevolissima che dai vicoli medievali di Mergozzo porta al suo magnifico lago, per poi proseguire su una antica mulattiera fino alla pregevole chiesa romanica di Montorfano con un panorama unico sul Lago Maggiore.
località di partenza: Mergozzo lungolago (200 m)
località di arrivo: Montorfano (335 m)
dislivello: 150 m circa solo andata
distanza: 3 km solo andata
tempo di percorrenza al netto delle soste: 1 ora solo andata
tipologia di percorso: misto (asfalto, selciata)
segnaletica: cartelli “Sentiero Azzurro”
acqua: fontane in Mergozzo e in Montorfano
periodo consigliato: tutto l’anno
come arrivare: dista 10 km da Gravellona Toce e 10 km da Verbania. In entrambi i casi direzione “Fondotoce”, quindi “Mergozzo”. Parcheggi lungo la SP54. In autobus: fermata Mergozzo della linea 5 Verbania-Domodossola (www.vcotrasporti.it). In treno: stazione ferroviaria di Mergozzo lungo la linea per Domodossola (www.trenitalia.com).
informazioni: Distretto Turistico dei Laghi – www.distrettolaghi.it; Ufficio IAT – corso Roma 20, Mergozzo – tel. +39 0323.800935; Comune di Mergozzo – www.comune.mergozzo.vb.it
L’itinerario
Prima di avviarsi lungo la passeggiata che parte dal Lungolago si consiglia di percorrere alcuni dei vicoli interni di Mergozzo che dipartono dalla chiesa dell’Assunta del XVII secolo, caratterizzata da un grande impianto quasi incastrato tra gli stretti vicoli, con una solenne scalinata che anticipa il portico ed affiancata da un porticato che ripara una Via Crucis del XIX secolo. Poco distante si trova la bella chiesa di Santa Marta, in un puro romanico del XII secolo (fontana), a due passi dall’area del Lungolago.
Il lungolago offre panchine e ampi spazi pedonali, oltre ad un olmo che sembra avere ben cinque secoli di vita! Ponendosi di fronte all’acqua si va verso destra fino ad imboccare Via Borzoni (cartello marrone “Sentiero Azzurro”) e poi subito a sinistra. Quindi si imbocca la scalinata selciata in salita. In cima alla scalinata si prende a sinistra per via Maffioli arrivando all’Oratorio di Santa Elisabetta del 1623 (fontana). Dietro l’oratorio si prende per un momento a sinistra per via Nostrani per poi imboccare subito dopo via Montorfano a destra, in salita lungo larghi e profondi gradini (cartelli “Sentiero Azzurro”). Si passa quindi su asfalto procedendo in salita in mezzo alle villette per diventare sterrata con un dedalo di segni (cartelli, segni bianco/rossi, bolli blu, frecce gialle). Quando il tracciato diventa finalmente una vera selciata non si hanno più dubbi e si procede in ombra affiancati da muretti a secco. Dopo una salita si raccorda su una selciata un po’ più ampia e si prosegue a sinistra (cartelli) e subito dopo di nuovo a sinistra in leggera discesa che porta all’affaccio sul lago di Mergozzo, con panchine e fontane.
Il sentiero percorre il versante nord del monte Montorfano, alto appena 794 metri ma che ha la peculiarità di essere un unico blocco di granito bianco, cosa che spiega la presenza di diverse cave poiché da secoli esso viene estratto. Granito bianco di Montorfano è stato usato anche per le colonne di San Paolo Fuori le Mura, a Roma.
Il percorso si snoda piacevole con andamento graduale, quasi sempre a vista sulle acque del lago. Con una salita più netta si arriva ad una strada asfaltata.
Se si intende tornare con il treno e non a piedi si deve andare a destra, in discesa, arrivando alla stazione ferroviaria Verbania-Pallanza.
Si prende la strada asfaltata a sinistra, in salita, passando davanti al piccolo cimitero e arrivando ad un parcheggio. Si segue la sterrata a destra che porta ai prati che anticipano la bellissima chiesa romanica di San Giovanni di Montorfano (fontana e tavolini) che sorge isolata in tutta la sua purezza architettonica.
Risalente ai secoli XI-XII, sorge sui resti di un edificio religioso del IX secolo, ma recenti scavi han portato alla luce resti di una chiesa ben più antica dei secoli V-VI. La si trova aperta in orario di Messa.
Dopo la visita della suggestiva chiesetta si sale in mezzo alle abitazioni del paese fino a confluire in un passaggio delimitato da pietre deviando verso la pista erbosa sulla sinistra che sale fino al belvedere sul Lago Maggiore.
Il ritorno avviene sulla medesima via dell’andata.
Per saperne di più:
Lago o golfo?
Il Lago di Mergozzo era già abitato nell’antichità e i reperti ritrovati risalgono fino al 6000 a.C. Ma all’epoca era un golfo facente parte del Lago Maggiore. Solo nel XV secolo è diventato un lago a sé stante e la “colpa” sarebbe del fiume Toce che, poco alla volta, avrebbe portato così tanti detriti da creare lo sbarramento che oggi divide i due laghi.
Museo Archeologico e Ecomuseo del Granito
Situato in via Roma 8, a Mergozzo, presenta una raccolta di reperti offrendo in due piani una carrellata della storia locale che spazia dalla preistoria all’epoca romana. In una delle sale viene invece descritta la storia del granito e dei metodi di lavorazione (www.ecomuseogranitomontorfano.it). Poco distante, nella frazione Candoglia, la cava di marmo utilizzato per la costruzione e la manutenzione del Duomo di Milano.
consigli per i baby escursionisti
Passeggiata molto semplice ma per la caratteristica del fondo non accessibile ai passeggini.
Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino, Annalisa Porporato
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Escursione impegnativa semicircolare che porta attraverso fitti boschi e suggestive borgate abbandonate
CANNOBIO – MONTE GIOVE
Lago Maggiore
Descrizione Percorso
Escursione impegnativa semicircolare che porta attraverso fitti boschi e suggestive borgate abbandonate ad una balconata a 360° sulla parte settentrionale del Lago Maggiore e sulla Valle Cannobina.
località di partenza: Sant’Agata di Cannobio (450 m)
località di arrivo: Monte Giove (1298 m)
dislivello: 850 m totali
distanza: 9 km totali
tempo di percorrenza al netto delle soste: 4 ore e 30 minuti totali
tipologia di percorso: misto (sentiero, asfalto, sterrata)
segnaletica: cartelli bianco/rossi “Monte Giove”; segni bianco/rossi; cartelli “Biessen” e “Sant’Agata”; vecchi segni giallo/rossi
acqua: fontane in Sant’Agata
periodo consigliato: tutto l’anno in assenza di neve
come arrivare: il borgo di partenza dista 38 km da Gravellona Toce. SS34 direzione Verbania/Locarno. Superato il centro abitato di Cannobio si devia a sinistra in direzione Ronco e Sant’Agata. Ampio parcheggio sulla sinistra appena prima della borgata. In autobus: linea 17 Cannobio-Sant’Agata (www.vcotrasporti.it).
informazioni: Distretto Turistico dei Laghi www.distrettolaghi.it; Ufficio IAT – Largo alla Chiesa 3 c/o Palazzo Parasio, Cannobio, www.procannobio.it; Comune di Cannobio www.comune.cannobio.vb.it
L’itinerario
La borgata di Sant’Agata sovrasta l’abitato di Cannobio, aprendo già una bella visuale sul lago.
Dal parcheggio si prende la strada pedonale al termine, chiusa da una sbarra (cartello blu pedonale “strada privata” e tracce rosso/bianche), verso una pista erbosa e poi un sentiero che, passando accanto alla scuola elementare, porta sulla strada asfaltata. Si va verso la chiesa, già a vista, arrivando ad una magnifica balconata sul lago (fontana, wc e bar).
Passando davanti all’edificio sacro si cammina al di sotto dell’arco proseguendo poi nel dedalo di vicoletti della borgata, seguendo i bolli bianco/rossi fino ad arrivare al termine degli edifici dove si prende il sentiero in salita a destra (cartello “Monte Giove”). Si affronta un tratto di salita piuttosto ripida tra castagni e querce, che porta rapidamente alla Chiesetta di S. Luca (687 m) immersa nel bosco. Si continua verso sinistra, ancora in salita ora un poco più graduale, inoltrandosi in una bella zona terrazzata in cui appaiono a tratti alcuni ruderi. Proprio dopo i resti di una borgata si arriva ad un bivio che va preso verso destra (cartello “Monte Giove”).
Nota: tenete a mente questo punto poiché è qui che si chiuderà il cerchio del ritorno.
Si prosegue nuovamente in salita nel bosco fino ad arrivare ad una strada asfaltata, si prende questa a sinistra, in salita, per abbandonarla quasi subito imboccando un sentiero sulla sinistra che porta a Marcalone (860 m).
Meravigliosa la vista sul lago che si ha da questo villaggio, che può essere anche considerato una meta a sé poiché offre prati dove giocare e un agriturismo.
Nota: fin qui si potrebbe anche arrivare in auto ma si tenga presente che la strada è parecchio stretta.
Giunti nei pressi delle abitazioni si prende la scalinata a sinistra (“Monte Giove”) che porta ad attraversare tutta la borgata. Toccato l’asfalto, lo si attraversa per imboccare il sentiero (cartello “Monte Giove”). Poco oltre si trova un bivio, con segno bianco-rosso su entrambe le tracce, meglio tenersi a destra sul sentiero più largo con le tacche più recenti.
Il bosco ora è formato da fitti abeti rossi. Giunti su strada asfaltata, la si segue verso destra sempre in salita, si passa davanti ad un primo sentiero che si stacca a destra e taglia una breve curva (non vale la pena seguirlo), poi un secondo sentiero verso sinistra che di nuovo fa risparmiare poco.
Il terzo sentiero che si stacca dall’asfalto verso destra va invece preso perché accorcia di molto la strada anche se si affronta una ripida salita tra gli abeti (prestate molta attenzione ai bolli bianco-rossi perché è facile imboccare una traccia diversa). Si torna di nuovo sulla strada, che in questo punto passa da asfalto a sterrato, proseguendo verso destra, sempre in salita, mentre la vegetazione cambia aprendosi tra le betulle. Si arriva ad un bivio tra sterrata e un sentiero verso destra, entrambi con cartelli “Monte Giove”.
Ambo le direzioni sono corrette ma suggeriamo di proseguire sulla strada poiché – all’epoca del sopralluogo – il sentiero era poco agevole; inoltre, percorrendo la strada si effettua un vero e proprio giro circolare.
Si percorre dunque la sterrata che sale graduale fino a superare un tornante, poi si prende il sentiero a sinistra (cartello di legno) affrontando l’ultima salita che ora, in ambiente aperto e panoramico, porta alla cima caratterizzata da una croce e una panchina artistica dedicata alle varianti del nome Giove. Ammirata la vista a 360°, si scende lungo l’ampia pista erbosa dalla parte opposta del sentiero da cui si è giunti. La pista diventa presto sentiero in rapida discesa tra betulle inizialmente nane poi sempre più grandi con bel sottobosco a felci. Si sbuca su una strada sterrata che va presa verso sinistra in leggera discesa fino ad arrivare ad un incrocio. Si prende a sinistra in direzione dei tavolini (cartello “Biessen”) percorrendo la strada inerbita che raggiunge la borgata di Rombiago (1167 m), appena prima della quale si scende lungo il sentiero a sinistra (cartelli “Biessen”).
Attenzione, il tratto seguente non è molto evidente, è facile prendere la traccia sbagliata: non ci si deve tenere paralleli alla borgata ma scendere attraverso le betulle per poi trovare il sentiero verso sinistra (vecchio cartello “Biessen”). Si affronta una discesa continua e costante, segnata da vecchi segni giallo-rossi, prima tra betulle poi tra castagni e querce.
Raggiunto un piccolo nucleo di case, si trova un bivio che va preso verso sinistra (cartello “Sant’Agata”). Il sentiero si snoda lungo ma graduale, dopo un isolato pilone votivo è alquanto esposto a picco sulla sottostante Valle Cannobina, ma non pericoloso.
Nota: se si guarda in basso verso destra si vede la seicentesca Chiesa di Sant’Anna posizionata su di un orrido scavato dalle acque e attraversabile con un piccolo ponte medievale.
Il sentiero, sempre in discesa graduale, porta ai ruderi della borgata già incontrata in salita, da qui si segue la discesa fino alla cappella di S. Luca per poi scendere in modo ripido fino a tornare alla borgata di partenza, Sant’Agata.
consigli per i baby escursionisti
Escursione parecchio lunga, consigliatissima per la bellezza dei paesaggi, ma adatta solo a bambini più grandi e comunque abituati a camminare.
Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino e Annalisa Porporato
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PERCORSI A TAPPE
VIA BORROMEA
Valle Cannobina
Descrizione Percorso
Questa antica arteria del traffico di genti e mercanzie cannobine prende il nome da S. Carlo Borromeo che compì in valle una visita pastorale nel 1574.
Il santo dormì a Gurro, dove la splendida “Casa S. Carlo” ne conserva il ricordo.
Lungo la mulattiera due modeste edicole ricordano l’episodio della povera mula che trasportava il Borromeo e che, nel tratto dove la mulattiera prende a scendere nella valle di Cavaglio provenendo da Traffiume, sbalzò di sella l’illustre pellegrino che miracolosamente scampò al disastroso volo nel baratro che gli sarebbe stato fatale.
Il percorso collega il Santuario di Re in Val Vigezzo con il Santuario della Madonna della Pietà di Cannobio e consente di scoprire gli angoli più suggestivi della valle Cannobina.
Info e tappe: https://www.piemonteoutdoor.it/it/attivita/escursionismo/borromea
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INTRA – CANNERO RIVERA – SAN BARTOLOMEO
LAGO MAGGIORE: VIA DELLE GENTI
Lago Maggiore
Descrizione Percorso
La Via delle Genti da Verbania Intra al confine svizzero rappresentava l’antica strada di collegamento tra i paesi del Verbano e la Svizzera.
La Via proseguiva poi in Svizzera lungo i paesi del Lago Maggiore fino a Locarno e poi nel piano di Magadino dove si collegava alla Via che saliva al Passo del San Gottardo.
Il tratto da Verbania al Confine di stato si effettua in due piacevoli tappe fattibili tutto l’anno, fatto salvo nell’imminenza di nevicate.
È un itinerario che si svolge a mezza costa sempre con splendida vista sul Lago Maggiore e che permette di attraversare piccoli paesini e la Riserva del Sacro Monte di Ghiffa, Patrimonio Unesco raggiungendo infine i meravigliosi borghi lacustri di Cannero e di Cannobio.
Info e tappe: https://www.piemonteoutdoor.it/it/attivita/escursionismo/delle-genti
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SLOW TREK LUNGO LA COSTA MERIDIONALE DEL SECONDO LAGO PIU’ GRANDE DEL PIEMONTE
Lago d’Orta: PELLA- ORTA SAN GIULIO
Lago d’Orta
Descrizione Percorso
Escursione impegnativa ma dal grande fascino che percorre tutto il lato meridionale del Lago d’Orta, il secondo lago più grande del Piemonte. Una camminata lunga che regala scorci magnifici sul lago e che unisce tutti gli aspetti peculiari del Cusio : un modo “green” per arrivare a Orta San Giulio, per poi chiudere il cerchio in battello concludendo la splendida passeggiata con una rilassante e piacevolissima “crociera”.
località di partenza: Pella (300 m)
località di arrivo: Orta San Giulio (295 m)
quota massima: 410 m
dislivello: 300 m circa totali (non continuativi)
distanza: 16 km totali
tempo di percorrenza al netto delle soste: 6 ore totali (escluso il ritorno in battello). Considerate l’intera giornata.
tipologia di percorso: misto (sentiero, asfalto, sterrata)
segnaletica: cartelli “Anello Azzurro” e segni bianco/rossi
acqua: fontane nei centri abitati e lungo il percorso
periodo consigliato: tutto l’anno, ma si tenga conto che in inverno la lunghezza del percorso è tale che si arriverebbe con molta probabilità con il buio… decisamente sconsigliato!
come arrivare: dista 15 km da Borgomanero e 21 km da Gravellona Toce. Situata lungo il lato occidentale del Lago d’Orta. Dalla A26 uscita Borgomanero, direzione “Gravellona Toce”, dopo Borgomanero seguire cartelli blu “Pella”. Parcheggi lungo via Lungolago e via Don Gaetano Zanotti. In autobus: linea Borgomanero-Alzo-Omegna fermata via Don Zanotti (www.comazzibus.com). In battello: linea Pella-San Filiberto-Lagna-Isola-Orta (www.navigazionelagodorta.it)
informazioni: Distretto Turistico dei Laghi – www.distrettolaghi.it; ; Ufficio IAT – via Bossi 11, Orta, tel. +39 0322 905163; Comune di Pella – www.comune.pella.no.it; Comune di San Maurizio d’Opaglio – www.comune.sanmauriziodopaglio.no.it; Comune di Gozzano – www.comune.gozzano.no.it; Comune di Bolzano Novarese – www.comune.bolzanonovarese.no.it; Comune di Orta San Giulio – www.comune.ortasangiulio.no.it; Ecomuseo del Lago d’Orta e Mottarone – www.lagodorta.net
L’itinerario
L’imbarcadero di Pella non è molto ampio ma offre alberi ombrosi, panchine, un’area giochi e molti locali. Spalle al lago, si va a sinistra in direzione della torre medievale, unico resto delle antiche fortificazioni, per poi prendere a destra via Roma, attraversare la principale via Zanotti e arrivare alla chiesa parrocchiale di Sant’Albino del XVI secolo.
Se si arriva da uno dei parcheggi di via Zanotti puntare sempre verso il campanile dalla forma assai particolare e innalzato nel 1936. Una volta davanti alla chiesa si consiglia di effettuare un brevissima deviazione verso destra, in direzione del cimitero così da ammirare il bel ponte a schiena d’asino del 1578, dal fondo interamente selciato che varca il torrente Pellino. Alzando gli occhi, invece, è possibile osservare la mole della chiesa del settecentesco Santuario di Madonna del Sasso posta a 638 metri sul lago e da cui si apre una panoramica unica, tanto da meritare il nome di “balcone del Cusio”.
Si prende il vicolo lasciando sulla propria destra l’edificio della parrocchiale (cartello “San Filiberto”), si oltrepassa un parcheggio per imboccare via Vignaccia passando dall’asfalto alla sterrata e infine su sentiero. Guardando verso sinistra, si apre a tratti la vista sul lago e soprattutto sulla meravigliosa Isola di San Giulio. Si arriva ad un pilone votivo con alcune panchine e , subito dopo, ad un ponticello di legno che permette di ammirare le cascatelle del rio Plesina, luogo molto fresco e piacevole.
Si sale lungo la bella selciata per poi tornare a scendere (cartello bianco/rosso “San Filiberto”) e per sentiero inoltrarsi tra le abitazioni. Al primo bivio evidente si continua dritti in piano (segni bianco/rossi). Unica attenzione si deve fare subito dopo questo bivio: la strada porta dritti verso un cancello privato. Non si deve, ovviamente, entrare in questo cancello bensì prendere lo stretto passaggio a sinistra che aggira il perimetro dell’abitazione. Mantenendosi sempre dritti, in falsopiano, si arriva al parcheggio del cimitero e subito dopo alla strada asfaltata. Facendo molta attenzione si percorre la curva asfaltata verso sinistra, in discesa, per prendere appena possibile il passaggio in direzione della chiesa di San Filiberto, già a vista. Si tratta della più antica cappella della riva ovest del lago, risalente al XI secolo, il magnifico campanile romanico è del 1075-1110, mentre i piloni votivi che la circondano risalgono al 1794. Si attraversa la strada e si va a destra, passando accanto all’imbarcadero San Filiberto e proseguendo su marciapiede in direzione di Lagna. Purtroppo il marciapiede protetto finisce, si deve attraversare sulle strisce e proseguire sempre nella medesima direzione su un marciapiede più stretto.
Dopo un parcheggio si devono percorrere circa 400 metri di asfalto privo di marciapiede in cui si deve prestare particolarmente attenzione al traffico. Subito dopo le vasche di un depuratore che si intravedono tra gli alberi , si gira a sinistra lungo una stradina e si attraversa il ponte (o, se c’è poca acqua il vicino guado). Si entra tra le case e ad un incrocio a “T” si prende a destra verso il seicentesco oratorio di San Rocco. Appena oltre l’edificio sacro si prende a sinistra per via F.lli di Dio inoltrandosi tra belle ville. Ci si tiene sempre sulla via principale fino a che si trasforma in due stradine: si prende a sinistra lungo il battuto di cemento (segni bianco/rossi) e con una leggera discesa che passa tra alte siepi si arriva alle sponde del lago arrivando alla spiaggia Prarolo, il lido balneare di Lagna. Si percorre tutto il lungo lago, in questo tratto di spiaggia, con un pontile puntato con meraviglioso scorcio verso l’Isola di San Giulio, per proseguire in una piacevole sterrata nel bosco alternata a case sparse fino a tornare sull’asfalto in prossimità di un bar-ristorante.
Un trecento metri prima di arrivare all’asfalto si trova sulla destra, un sentiero che in 0,5km e 60 metri di dislivello porta alla piccola cappella di San Giulio situata in località Opagliolo (Comune di San Maurizio d’Opaglio). Si tratta di una suggestiva piccola cappella del XVI secolo immersa nel bosco da cui scaturisce una sorgente ritenuta miracolosa (era in grado di provocare la pioggia nei periodi di siccità). Stando alla leggenda, qui San Giulio pregò prima di intraprendere il suo viaggio verso l’isola che oggi porta il suo nome. Viaggio che fece a bordo… del proprio mantello! La deviazione non è lunga, ma tenete conto che l’escursione è già molto impegnativa di suo, valutate in base alle energie vostre e dei piccoli escursionisti, ma non forzate troppo, mi raccomando!
Si continua ora su asfalto facendo attenzione a prendere a sinistra, lungo via Beltrami (fontana) in leggera e costante discesa finché diventa nuovamente sterrata.
In prossimità di un gruppo di case si trova un’ulteriore deviazione, questa volta per la chiesa della Madonna di Luzzara, un edificio del XII secolo rimaneggiato nel corso del XV secolo e che presenta affreschi del XVI secolo. La deviazione è di 1,2km e 50 metri di dislivello ma vale il medesimo discorso già fatto per l’oratorio di San Giulio: valutate bene le vostre forze poiché la strada è ancora lunga!
Passando tra canneti e boschi si arriva piacevolmente in piano al Lido di Buccione.
Il percorso prosegue a destra, prima di arrivare al lido, lungo l’erbosa Via Francisca, ma prendetevi il tempo di allungare fino al Lido vero e proprio per trovare fontane, bar e ristoranti, oltre alla chiesetta dei SS. Angeli Custodi, del 1611 e all’edificio del Palazzo del Vescovo con stemmi affrescati sulla facciata e risalente al XVII secolo.
La piacevole Via Francisca sui snoda in parte erbosa e in parte selciata e conduce prima sull’asfaltata via Marangoni e quindi alla trafficata SP229 che va percorsa per circa 150 metri in direzione del centro di Gozzano, prima di poterla abbandonare girando a sinistra per via Mario Motta (cartelli blu “Bolzano N.”).
Prestate molta attenzione lungo la provinciale ma anche lungo via Mario Motta, priva di marciapiede!
Nota: se ci si rende conto di aver sopravvalutato le energie dei piccoli escursionisti, in questo punto è possibile tornare indietro con i bus di linea Borgomanero-Alzo-Omegna (fermata Ventraggia-Pella). In questo caso si prosegue lungo la provinciale entrando in Borgomanero, seguendo le indicazioni blu per San Maurizio d’Opaglio, fino ad arrivare alla fermata Albergo Italia in via Beltrami (1,7 km). Attenzione: strada per lo più priva di marciapiede. In alternativa si può proseguire fino ad Orta con i bus della linea Borgomanero-Gozzano-Orta-Omegna, in questo caso la fermata è a Bolzano Novarese, via Vittoria (1,6 km) – Attenzione: strada per lo più priva di marciapiede. In alternativa linea ferroviaria Gozzano-Orta Miasino (2 km).
Si cammina ora su asfalto passando davanti al monumento che ricorda la morte dell’ingegnere Mario Motta, forte sostenitore dei partigiani, cui è dedicata la via, e si entra in Bolzano Novarese fino ad arrivare in vista del passaggio a livello ferroviario. Si prende a sinistra per via Artogno inizialmente asfaltata e poi sterrata infilandosi nel fresco del bosco dove si trova la Fontana Bersanella. La sterrata continua per terminare sulla strada asfaltata che va seguita brevemente a destra fino a raggiungere il ponte sulla linea ferroviaria.
Poco prima del ponte si trova, a sinistra, l’inizio del sentiero che porta alla Torre di Buccione che si eleva al di sopra del bosco (deviazione di 1,2 km e 75 m di dislivello). Visibile già dall’inizio della escursione, si trova a quota 410 m e domina buona parte del lago almeno dal XIII secolo quando faceva parte di un castello in grado di ospitare cinquecento soldati. Oggi è inserita nella Riserva Naturale Speciale omonima. La deviazione non è molto lunga, ma tenete conto che l’escursione è già molto impegnativa, ancora una volta valutate bene in base alle energie vostre e dei piccoli escursionisti.
Prima del ponte ferroviario si prende il sentiero a sinistra in discesa (cartelli marrone “Orta”) e che passa lungo la massicciata ferroviaria, seguendo i cartelli bianco/rossi “Anello Azzurro” e quelli marrone “passeggiata”. Quando si torna su asfalto ne si percorre un breve tratto per poi entrare nel caratteristico abitato di Corconio (367 m), caratterizzato dall’avere le stradine centrali acciottolate ed alcuni edifici settecenteschi. Si sale verso l’edifico della chiesa di Santo Stefano, del XVII secolo, per imboccare la strada acciottolata che parte dal suo oratorio, supera su ponte la linea ferroviaria e prosegue in posizione elevata rispetto al lago. Scesi su asfalto si arriva così a Legro. Giunti presso la ferrovia la si attraversa grazie al sottopasso per puntare verso gli impianti sportivi e proseguire su sentiero fino a via Marconi, nei pressi della rotonda presso cui sorge imponente Villa Crespi.
Se per qualche motivo non è possibile prendere questo sentiero, è sufficiente proseguire con la linea ferroviaria alla propria destra fino passare oltre la stazione e arrivare su via Marconi. Qui si prende a sinistra scendendo fino alla rotonda citata in precedenza, oppure si devia per la più piccola via D. Giovanni Bosco che passa parallela a questa, ma priva di traffico.
Dalla rotonda appare in tutta la sua mole la villa moresca, oggi hotel e ristorante di un noto chef televisivo. Ormai siamo a Orta, uno dei “Borghi più belli d’Italia” (www.borghipiubelliditalia.it), si gira a destra a fianco della villa imboccando Via Fava che in breve porta lungo la riva del lago fino ad arrivare in piazza Mario Motta dove si trovano gli imbarcaderi oltre a numerosi locali. Ad una delle estremità sorge un curioso edificio affrescato, con una scala: si tratta del Palazzo della Comunità, un edificio del 1582 (era sede del governo dello stato-feudo della Riviera di San Giulio, ed è noto anche come Broletto o Palazzotto). Orta si dipana in un dedalo di vie intricate e solo apparentemente caotiche. In realtà è sufficiente mantenersi su via Olina, che prosegue alle spalle del Palazzo della Comunità per esplorare i vicoli e i giardini più tipici; oppure salire a destra per via Caire Albertoletti, detta anche “salita della Motta”, per ammirare alcuni degli edifici più antichi come Casa Marangoni (XIV secolo) detta anche Casa dei Nani per via delle piccole finestre che ornano la parte superiore sorretta da un lungo architrave in legno, e decorata con affreschi.
Il ritorno a Pella si effettua con il battello.
Battello che effettua una fermata all’Isola di San Giulio che, se se si ha tempo a disposizione, merita sicuramente una visita per i suoi stretti vicoli, le scalinate e gli archi di pietra che ricreano uno scenario medievale suggestivo. La maggior parte degli edifici sorge sui resti di un antico castello, forse Longobardo, ma a farla da padrona è certamente la Basilica di San Giulio, esternamente in puro stile romanico. Edificata nel IV secolo, sembra dal santo in persona, venne ricostruita una prima volta nel IX secolo come chiesa fortificata longobarda, per poi subire ulteriori modifiche durante i X-XI secoli. All’interno spicca il pregevole pulpito del XII secolo che, nonostante il colore bronzeo, è completamente di pietra e presenta interessanti bassorilievi tra cui una misteriosa figura umana che la tradizione vuole rappresentare Guglielmo da Volpiano (962-1031, monaco benedettino e abate a Digione, pare che nacque proprio qui durante l’assedio del 962). Notevoli poi gli affreschi del XIV-XVI secolo, alcuni della scuola del pittore-scultore Gaudenzio Ferrari (1475/80-1546). All’interno della sacrestia si trova una vertebra fossile ritrovata, sembra, in una grotta della penisola di Orta. Forse il resto di uno dei draghi scacciati da San Giulio? Altro edificio veramente imponente è il Seminario, sorto nel 1844 sull’antico castello e che oggi è l’Abbazia Mater Ecclesiae che dal 1973 ospita un nucleo di monache di clausura benedettine dedite dal restauro di tessuti ed arazzi.
Per saperne di più:
Orta – Sacro Monte
Presso il cimitero e all’antica chiesa di San Quirico inizia uno dei tracciati che porta alla chiesa di San Nicolao fondata, secondo la tradizione, nel X secolo. Qui, comincia il percorso del Sacro Monte, dal 2003 Patrimonio UNESCO poiché facente parte dei Sacri Monti di Piemonte e Lombardia. All’interno di venti cappelle immerse nel verde si trovano ben 176 sculture a grandezza umana in terracotta dipinte a mano, e 900 affreschi che scandiscono la storia di San Francesco d’Assisi. Creato a partire dal 1590, la sua costruzione giunse fino alla fine del XVII secolo e ben si vede nella evoluzione degli stili che da raffigurazioni descrittive passa allo spettacolare barocco per sfociare nel trionfo del rococò. Il Sacro Monte fa parte dell’omonima Riserva Naturale Speciale che ha lo scopo di proteggere, conservare e valorizzare il patrimonio storico, religioso e forestale del Monte. Il sito si presta molto bene per momenti rilassanti nella pace e offre tavolini da picnic e servizi igienici (www.sacrimonti.org).
Orta – Villa Crespi
La forma curiosa dell’edificio, di chiara foggia arabeggiante con tanto di minareto, si deve all’industriale Cristoforo Benigno Crespi, innamorato delle bellezze di Baghdad dove si recava ad acquistare cotone. Costruita nel 1880, negli anni Trenta ospitò poeti, industriali e regnanti mentre oggi è un hotel “Relais&Chateaux” gestito dal noto cuoco televisivo Antonio Cannavacciuolo. Numerosa la filmografia che attinge dai panorami di Orta. Tra i tanti ci piace segnalare un vecchio film del 1914 dall’esotico titolo “Jvna, la perla del Gange” in cui la misteriosa India viene sapientemente ricreata proprio a Villa Crespi.
La leggenda
Nel 390 San Giulio, in fuga con il fratello Giuliano dalle persecuzioni in Grecia, giunse fino alle rive del lago restando affascinato dall’isola che ospitava, però feroci draghi e serpenti. I due fratelli ottennero dall’imperatore Teodosio I il permesso di abbattere i templi pagani per sostituirli con chiese cristiane e, mentre Giuliano si apprestava ad erigere la novantanovesima in quel di Gozzano, Giulio decise di recarsi sull’isola. Non trovando alcuna barca, il santo stese il proprio mantello sull’acqua e con esso raggiunse l’isola scacciando con la sola parola le bestie feroci che la popolavano ed edificandovi la sua centesima chiesa.
La letteratura
La letteratura che verte attorno a lago è varia, ricordiamo soltanto, per brevità, il romanzo: “C’era due volte il Barone Lamberto, ovvero i misteri dell’Isola di San Giulio” e il racconto “Il ragionier Pesce del Cusio”, entrambi di Gianni Rodari (1920-1980, nativo di Omegna).
consigli per i baby escursionisti
Escursione molto lunga, consigliatissima per la bellezza degli ambienti, adatta solo a bambini più grandi e comunque abituati a camminare senza (troppi) capricci. Numerose le possibilità di sosta ma si consideri che probabilmente si impiegheranno più delle ore previste. Considerate anche il tempo per gustare un ottimo e meritato gelato artigianale ad Orta!
Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino e Annalisa Porporato
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Escursione che porta alla scoperta dei resti di una grandiosa frana del passato
LAGO DI ANTRONA
Valle Antrona
Descrizione Percorso
Escursione che porta alla scoperta dei resti di una grandiosa frana del passato e dopo un tragitto rilassante e spettacolare a bordo lago indugia in un emozionante passaggio “all’interno” di una cascata, come nei classici film di avventura!
località di partenza: Antronapiana (908 m)
località di arrivo: Lago di Antrona (1105 m)
quota massima: Cascata Sajont (1145 m circa)
dislivello: 250 m circa totali
distanza: 6,5 km totali
tempo di percorrenza al netto delle soste: 2 ore e 30 minuti totali
tipologia di percorso: misto (sentiero, asfalto, sterrata)
segnaletica: cartelli bianco/rossi
acqua: fontane in Antronapiana, al lago e lungo il percorso
periodo consigliato: da maggio a ottobre
come arrivare: dista 22 km da Domodossola. Lungo la SS33, 6 km a sud di Domodossola, uscita Villadossola, quindi seguire i cartelli blu “Antrona”. Parcheggi lungo via Provinciale. In autobus: linea Domodossola-Antrona, fermata Antronapiana (www.comazzibus.com).
informazioni: Distretto Turistico dei Laghi – www.distrettolaghi.it; Comune di Antrona Schieranco – www.comune.antronaschieranco.vb.it; Unione Montana Valli dell’Ossola – www.umvo.vb.it; Parco Naturale Alta Valle Antrona – www.areeprotetteossola.it
L’itinerario
Dopo esser stati nel centro di Antronapiana, dominato dalla mole della chiesa di San Lorenzo, edificata nel XVII secolo a sostituzione della duecentesca parrocchiale andata distrutta nella frana, ci si dirige verso la provinciale per imboccare la passerella pedonale che si trova proprio accanto alla fermata dell’autobus e arrivare così su un terrapieno tra un canale ed il torrente Ovesca, su cui si trova una piacevole area picnic con giochi per i bambini (fontana).
Dopo la sacrosanta tappa si percorre il sentierino sulla massicciata mantenendo il torrente Ovesca alla propria sinistra fino ad arrivare alla pista di pattinaggio. Da qui si prosegue su sterrata in direzione di un casolare, con la borgata alle proprie spalle, arrivando così su asfalto. Da qui a destra per un brevissimo tratto per poi imboccare la mulattiera a sinistra (cartelli “Antrona Lago 0h40”). La salita selciata si fa decisa ma piacevole e sempre in ombra, arrivando alla piccola borgata di Cimallegra (1014 m), formata da case completamente di pietra immerse nella tranquillità del bosco. Ancora una breve salita porta di nuovo sulla strada asfaltata all’altezza di una abitazione (curiosa fontana con testa di mostro!). Si percorre un tratto di asfalto fino dopo la curva, dove si deve prestare attenzione ad un sentiero un po’ nascosto sulla sinistra (cartello “Antrona Lago”).
Il sentiero scende in modo abbastanza ripido tra pietre (segni bianco/rossi) e quando si pianifica ci si trova in mezzo al bosco, con un idilliaco ponte di legno e una rilassante panchina da meditazione su cui soffermarsi qualche tempo nel piacevole ascolto dei suoni della natura come lo scorrere tranquillo del torrente gorgogliante.
Si riprende la marcia e con andamento irregolare si percorre un interessante tragitto tra i resti di qualche antica frana (segni bianco/rossi e ometti di pietre) fino a tornare su strada asfaltata. Si prosegue ora su asfalto verso sinistra arrivando al bar-ristorante che anticipa il lago di Antrona di cui ora percorrerete il periplo.
Il Lago di Antrona è un lago naturale creato però da una colossale frana il 27 luglio 1642. Dalla cima di Pozzuoli si staccarono 12 milioni di metri cubi di rocce che ricoprirono il fondovalle per oltre 2 chilometri, arrivando fino alle porte di Antronapiana, seppellendo una quarantina di case e purtroppo un centinaio di abitanti.
Il giro del lago è possibile in entrambi i sensi ma suggeriamo quello in senso orario poiché la prima metà si snoda su tranquilla strada sterrata, ampia e pianeggiante, facile da percorrere.
Lungo il lago si trovano anche tavolini di legno ma non fatevi affidamento nelle domeniche di bel tempo poiché si tratta di una classica gita estiva e trovarne uno libero potrebbe essere impresa epica. Meglio partire già con l’idea di fermarsi sulle pietre più prossime all’acqua raggiungibili con brevissime deviazioni dalla sterrata.
Si passa dunque alle spalle del bar-ristorante prendendo la stradina verso sinistra per poi abbandonarla e scendere con una sterrata verso destra, più vicini alle sponde del lago (cartelli “Giro del Lago”).
Dal bar alla fine del lago si percorre un tratto della Strada Antronesca, antica via di collegamento che attraverso il Passo di Saas (detto anche Antronapasss, 2839 m), metteva in comunicazione l’Ossolano con la svizzera Saastal. Usata forse già in epoca romana, rimase danneggiata dalla frana che creò in lago e perse definitivamente importanza con la costruzione della strada Napoleonica del Sempione.
Si continua sempre sulla riva del lago fino ad arrivare ad un ponte che segna l’estremità del lago e permette di attraversare il torrente Troncone che qui si incunea suggestivo tra le rocce. Il percorso si fa più stretto e porta in breve ad una ripida scala metallica che diventa poi passerella sospesa e permette un suggestivo passaggio all’interno della cascata del Sajont, così da avere un “punto di vista” inconsueto, un’avventura da non mancare!
Attenzione: meglio non percorrere questo tratto con forti piogge e temporali che potrebbero ingrossare improvvisamente la cascata, e da non percorrere in inverno per la presenza di ghiaccio.
Terminata la passerella metallica si prosegue su sentiero con andamento altalenante inizialmente in discesa, poi leggermente in salita per poi scendere decisamente dopo il primo bivio che va preso verso destra. la discesa abbastanza decisa porta di nuovo in prossimità dell’acqua e si prosegue poi in piano lungo le rive passando tra grossi massi e arrivando alle spalle del bar-ristorante. Il ritorno avviene sulla medesima strada dell’andata.
Per saperne di più:
Il comune
Antrona Schieranco, questo il nome del comune in cui ricade la passeggiata, è un comune nato nel 1928 dalla fusione di Antrona Piana e Schieranco.
Stambecchi equilibristi
Chi non ha mai visto le incredibili immagini degli stambecchi in precario equilibrio sulla ripide pareti di una diga? Gli arditi ungulati si arrampicano sulle ripide pareti sfruttando ogni minimo appiglio e in perfetto equilibrismo per leccare il salnitro di cui sono golosi e che serve per il loro benessere. Pochi sanno che la diga in questione si chiama Cingino e si trova proprio nella zona di Antrona. Dagli anni Venti sono numerose, infatti, le dighe presenti in questo territorio, dighe usate per la produzione di energia elettrica (escursione lunga: circa 1200 m di dislivello e 8 km solo andata dal Lago di Antrona).
Viganella
Questa borgata si trova lungo la provinciale che da Villadossola sale verso Antrona. La citiamo per una caratteristica unica: stanchi di non vedere mai il sole per i tre mesi invernali, han costruito sul monte antistante uno specchio di 40 metri quadri che riflette il sole nella piazza della borgata.
consigli per i baby escursionisti
Con i passeggini è possibile andare da Antronapiana fino al lago percorrendo completamente la strada asfaltata (da evitare nelle domeniche di alta stagione). Il giro completo del lago invece non è possibile, si può arrivare solo fino al ponte sul torrente Troncone. Nessun problema con zainetto porta bimbo, mentre sconsigliato il marsupio nel tratto delle passerelle metalliche.
Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino, Annalisa Porporato
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Facile passeggiata ad anello in un parco cittadino
Lago d’Orta: da Omegna al Monte Zuoli
Lago d’Orta
Descrizione Percorso
Facile passeggiata ad anello in un parco cittadino che offre la possibilità di fare ginnastica in un ambiente boschivo, oppure di scatenare la fantasia in giochi sfrenati grazie alla “Torta in Cielo”.
località di partenza: Omegna, Via delle Brocche (326 m)
località di arrivo: “La Torta in Cielo” (410 m)
dislivello: 100 m circa totali
distanza: 2 km totali
tempo di percorrenza al netto delle soste: 45 minuti totali
tipologia di percorso: misto (sentiero, sterrata)
segnaletica: frecce gialle del “Percorso Vita”
acqua: fontana alla meta
periodo consigliato: tutto l’anno, anche in presenza di neve effettuando la variante per passeggini; perfetto nei mesi caldi perché sempre all’ombra dei boschi.
come arrivare: dista 7 km da Gravellona Toce. Situata all’estremità nord del Lago d’Orta. Qualche parcheggio nelle vie adiacenti. In alternativa è possibile scendere lungo Via Erbera seguendo la segnaletica “Area Camper” e “Centro Sportivo” dove si trovano molti spazi sia lungo la strada sia in Piazzale Lodi, presso il Lido; da qui al massimo si percorrono 1 km e 50 metri di dislivello solo andata. In autobus: linea Novara-Borgomanero-Omegna-Domodossola (www.comazzibus.com). In treno: linea Novara-Domodossola, stazione di Omegna (www.trenitalia.com). In battello: linea Orta-Omegna (www.navigazionelagodorta.it)
informazioni: Distretto Turistico dei Laghi www.distrettolaghi.it; Ufficio Turistico – Piazza XXIV Aprile 19, Omegna, tel. +39 0323 61930 www.visitomegna.it; Comune di Omegna www.comune.omegna.vb.it; Parco della Fantasia Gianni Rodari www.rodariparcofantasia.it
L’itinerario
Lungo la SP46, quasi all’altezza di Via Erbera, si apre l’ingresso del parco Monte Zuoli. Superato il cancello si percorre un breve tratto di asfalto in salita per poi proseguire su un sentiero verso destra indicato da una freccia gialla che porta ad una postazione del Percorso Vita e ad uno scivolo per i piccoli escursionisti. Si prosegue quindi sempre seguendo le frecce gialle (non quelle rosse che indicano invece il percorso per mountain bike) salendo in modo graduale di stazione in stazione mantenendosi sempre nel fitto e nel fresco del bosco. A tratti si trovano anche panchine su cui soffermarsi a riposare.
Un bel boschetto di betulle anticipa la meta: un’ampia radura in cui si trovano le installazioni del parco “La Torta in Cielo“, dedicato allo scrittore Gianni Rodari. Qui appariranno le pareti colorate in cui giocare a nascondino, un anfiteatro panoramico, una carrucola lunghissima oltre a tavolini coperti, servizi igienici e fontana mentre sagome di legno indicano con il dito puntato la direzione da prendere oppure le cose interessanti cui prestare attenzione. Dall’anfiteatro si prende il sentiero in discesa (frecce gialle) che porta a scoprire i massi coppellati, la roccia-scivolo e il punto panoramico, per poi scendere abbastanza rapidamente fino a raccordare sulla strada asfaltata percorsa inizialmente e che riporta al cancello d’inizio.
Per saperne di più:
Gianni Rodari
Nato ad Omegna nel 1920, Gianni Rodari è stato uno scrittore di libri per bambini, unico italiano a vincere il prestigioso Premio Hans Christian Andersen (il “piccolo Nobel” per la letteratura d’infanzia). Tra le sue opere ricordiamo “Filastrocche in cielo e in terra”, “Favole al telefono”, “C’era due volte il Barone Lamberto” e “La Freccia Azzurra”, da cui è stato tratto l’omonimo film. (www.museorodari.it)
consigli per i baby escursionisti
Quasi sempre all’ombra, è una passeggiata che porta facilmente attraverso un “vero” sentiero di montagna, perfetto per le prime esperienze trekking dei piccoli. Non adatta a passeggini per i quali suggeriamo la variante che parte dal parcheggio che arriva da Via Varallo: ebbene sì, è il vero parcheggio che si trova a soli due passi dal parco dedicato a Rodari e all’area giochi, ma poiché ci sono tantissime aree giochi che si raggiungono con l’auto, perché non far camminare un pò i più piccoli? L’arrivo a sorpresa alla carrucola otterrà in loro un “effetto wow” indimenticabile!
Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino e Annalisa Porporato
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Passeggiata semicircolare che porta, attraverso un mondo alpino suggestivo e verdeggiante, fino al mistero del Lago delle Fate
LAGO DELLE FATE
Valle Anzasca
Descrizione Percorso
Passeggiata semicircolare che porta, attraverso un mondo alpino suggestivo e verdeggiante, fino al mistero del Lago delle Fate.
località di partenza: Macugnaga, piazza Municipio (1310 m)
località di arrivo: Lago delle Fate (1330 m)
quota minima: 1245 m circa
dislivello: -55 m + 85 m circa solo andata
distanza: 3 km solo andata
tempo di percorrenza al netto delle soste: 1 ora solo andata
tipologia di percorso: sterrata
segnaletica: cartelli bianco/rossi
acqua: fontane a Macugnaga
periodo consigliato: da aprile a ottobre
come arrivare: distanza 40 km da Domodossola. Lungo la SS33, 12 km a sud di Domodossola, uscita Piedimulera, quindi seguire i cartelli blu “Macugnaga”. Parcheggio in piazza Municipio. In autobus: linea Domodossola-Macugnaga, fermata Macugnaga-Staffa (www.comazzibus.com).
informazioni: Distretto Turistico dei Laghi – www.distrettolaghi.it; Ufficio IAT – Piazza Municipio 6, Macugnaga – tel. +39 0324.65119 – www.macugnaga-monterosa.it;
Comune di Macugnaga – www.comune.macugnaga.vb.it; Unione Montana Valli dell’Ossola – www.umvo.vb.it;
L’itinerario
Tenendo la piacevole piazza del Municipio, circondata da case di legno e pietra e con una bella fontana a raso al centro, alla propria sinistra si percorre un breve tratto di statale per girare quasi subito a destra in via Ludovico Jacchetti. Pochi passi lungo questa via e si prende quasi subito a sinistra lungo un viottolo asfaltato (cartello marrone “Lago delle Fate – Percorso Vita”) che in continua discesa porta ad un ponte sul torrente Anza.
Macugnaga è un antico villaggio fondato nel 1256 dai Walser, popolazione di origine germanica proveniente dal Vallese che colonizzò numerose vallate attorno al Monte Rosa. Gli edifici sottolineano proprio questa origine poiché sono nella tipica tecnica Walser del blockbaum, in pietra e legno. Grandioso il panorama sul lato orientale del Monte Rosa con le “quattro sorelle”: Punta Gnifetti (4554 m), Punta Zumstein (4563 m), Punta Dufour (4634 m) e Punta Nordend (4609 m).
Superato il ponte si tiene la sinistra lungo la sterrata che costeggia il torrente (cartelli gialli “Lago delle Fate 50 min.”) tenendo sempre la sinistra e camminando su una piacevole strada pianeggiante. Superata una sbarra si prende la sterrata sulla destra, in salita (cartelli gialli) e mantenendosi sulla via principale si sale in modo graduale e costante fino ad arrivare a Quarazza (1309 m) dove si trovano due bar-ristoranti, una chiesetta, una fontana ed il Lago delle Fate.
Ci si trova all’imbocco della Val Quarazza, che termina con il Passo del Turlo (2738 m), collegamento tra Macugnaga e Alagna e per secoli importante via di comunicazione tra le valli del Monte Rosa. Oggi una mulattiera dei primi del XX secolo la percorre ed è passaggio del Tour del Monte Rosa. Un tempo il borgo di Quarazza era assai più ampio ma parte della frazione fu sommersa dalle acque del lago, innalzatesi per via della diga costruita nel 1952.
Le rive del lago sono molto piacevoli per una sosta, con piccole spiaggette su cui scendere, e subito dopo si trovano ampi e pianeggianti prati.
Tutti elementi che congiurano per far terminare qui la passeggiata con i baby escursionisti.
Volendo, è possibile proseguire lungo la sterrata fino a raggiungere la borgata di Crocette, detta anche la “Città Morta” (1400 m), che era borgata di minatori. Oggi si vedono i resti degli edifici legati all’antica lavorazione dell’oro (ulteriori 1,6 km, +100m solo andata).
Il ritorno avviene sulla medesima strada dell’andata ma, è fortemente consigliata una breve deviazione che passa per la caratteristica borgata La Motta. Abbandonato il lago, poco dopo il bar-ristorante si imbocca il sentiero in forte discesa a destra (cartello “La Motta 0h20”). Poco oltre si tiene la sinistra e si percorre un tratto più graduale che porta alla graziosa borgata di La Motta (1280 m) con un oratorio del XVIII secolo e dove un anonimo artista ha creato fantasiose forme di legno. Una breve salita riporta quindi alla sterrata dell’andata e si rifà a ritroso la via già percorsa.
Variante: se si percorre tutto il sentiero in discesa, (cartello “Borca”) si arriva dopo una ripidissima discesa scalinata alla borgata Borca dove si trova la Miniera d’oro della Guia.
Per saperne di più:
Staffa – Il Vecchio Tiglio
Dalla piazza del Municipio si stacca via Chiesa Vecchia, al termine della via sorge l’antica chiesa (documentata nel XIV secolo, ma certamente più antica) con annesso cimitero e, soprattutto, quello che molti considerano il vero simbolo di Macugnaga: un albero monumentale che si stima avere circa ottocento anni. Si narra addirittura che venne piantato in occasione della fondazione di Macugnaga e che attorno al suo tronco si tenessero le più importanti riunioni della comunità.
Museo della Montagna e del Contrabbando
Si trova in borgata Staffa, in un edificio del XVIII secolo adibito originariamente a fienile. Vi si narra la storia delle prime guide alpine, delle scalate al Monte Rosa e della vicenda degli “spalloni” che contrabbandavano generi oltre confine, il tutto con l’ausilio di foto, video, oggetti esposti.
Miniera d’oro della Guia
Situata in località Fornarelli, si fregia di essere la prima miniera d’oro delle Alpi aperta al pubblico e la prima miniera-museo italiana. Un viaggio nella storia dell’estrazione dell’oro in valle poiché pare che già in epoca romana le miniere fossero sfruttate. Dopo un picco massimo negli anni ’40 (nel 1948 vennero estratti 580 kg di oro puro!), la concorrenza straniera e l’invecchiamento dei macchinari portano alla sua chiusura nel 1961. La visita è completamente accessibile a disabili motori (www.minieradoro.it).
Museo Casa Walser
In frazione Borca, il museo si trova all’interno dell’originale casa parrocchiale del XVII secolo e dal 1982 presenta ,in sette stanze, arredi e oggetti della vita Walser di un tempo (www.museowalser.com).
consigli per i baby escursionisti
Il percorso (esclusa la variante per La Motta) è accessibile anche a passeggini poiché si snoda tutto su strada sterrata.
Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino, Annalisa Porporato
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Come antichi pellegrini lungo la mulattiera che dalle sponde del lago sale fino ad uno dei Sacri Monti di Piemonte e Lombardia
LAGO MAGGIORE: SACRO MONTE DI GHIFFA
Lago Maggiore
Descrizione Percorso
Come antichi pellegrini lungo la mulattiera che dalle sponde del lago sale fino ad uno dei Sacri Monti di Piemonte e Lombardia che dal 2003 sono Patrimonio UNESCO, passando dall’acqua scintillante ai fitti boschi di castagni.
località di partenza: Ghiffa, imbarcadero (200 m)
località di arrivo: Sacro Monte (360 m)
quota massima: Cappella del Porale (470 m)
dislivello: 300 m circa totali
distanza: 5,5 km totali
tempo di percorrenza al netto delle soste: 2 ore totali
tipologia di percorso: misto (sentiero, asfalto, sterrata)
segnaletica: cartelli, bolli bianco/rossi
acqua: fontane a Ghiffa e al Sacro Monte
periodo consigliato: tutto l’anno in assenza di neve
come arrivare: dista 6 km da Verbania. Direzione Locarno, lungolago. Parcheggi nei pressi dell’imbarcadero a disco orario (60 min.). Parcheggio libero a 650 metri dal Municipio. In autobus: linea 3 Verbania-Cannobio-Brissago, fermata Ghiffa; linea 8 Intra-Ghiffa-Oggebbio, fermata Ronco (www.vcotrasporti.it).
informazioni: Distretto Turistico dei Laghi – www.distrettolaghi.it; Ufficio Turistico Corso Belvedere 94 c/o Imbarcadero, tel. +39 339 6330959; Comune di Ghiffa – www.comune.ghiffa.vb.it; Ente Gestione dei Sacri Monti – www.sacrimonti.org; Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte della SS. Trinità di Ghiffa – www.parks.it/riserva.sacro.monte.ghiffa
L’itinerario
Dall’imbarcadero si percorre un tratto di lungo lago con l’acqua alla propria destra fino ad arrivare davanti alla chiesa di Santa Croce. Salendo lungo la scalinata verso destra si arriva ad un’area giochi con tavolini e panchine. Sulla sinistra invece si sale in via ai Motti seguendola verso destra fino ad un incrocio con tre vie.
Se si lascia l’auto al parcheggio libero, è sufficiente imboccare la scalinata che si trova all’inizio dell’area di sosta e che porta ad un piccolo oratorio, si passa quindi nel vicoletto arrivando al medesimo incrocio.
Si prende in salita (a sinistra per chi arriva dall’imbarcadero, a destra per chi arriva dal parcheggio) percorrendo la stretta via Nigra fino ad arrivare sull’asfaltata Via Marconi che va seguita verso destra, in salita.
La strada è molto stretta, a senso unico in salita e si deve stare attenti all’eventuale passaggio di autovetture.
Si raccorda su una strada più ampia, via Risorgimento, in borgata Ronco. Il cammino prosegue lungo la scalinata che si trova un poco più avanti, sulla sinistra, ma prima si consiglia di proseguire alcuni metri per ammirare la chiesetta dalla facciata in pietra che fa parte del vicino convento.
Il monastero della SS. Trinità ospita dal 1906 una cinquantina di monache Benedettine dell’Adorazione Perpetua del SS. Sacramento. Se entrate all’interno della chiesa siate rispettosi: in qualsiasi momento, sia giorno che notte, almeno una suora è presente intenta a pregare.
Dalla chiesa si torna indietro per salire lungo la scalinata che porta alla chiesa di Ronco e alla piazza Fontane. Si passa accanto all’edificio sacro e all’incrocio a T che si trova alle sue spalle si prende a sinistra via Torino (vecchio segno mezzo cancellato “al Santuario”) per imboccare subito dopo, a destra, via Careghetta. La via, molto stretta, sale fino ad un ulteriore incrocio a T. Qui si prende la via di destra, più larga e selciata, che porta infine nel bosco. Entrati nel bosco si trova un ulteriore bivio. Memorizzate il punto poiché entrambe le vie sono corrette, noi consigliamo di proseguire dritti, da destra si arriverà poi al ritorno. Si continua dunque lungo la selciata (scivolosa in caso di pioggia) salendo rapidamente fino ad arrivare ad una nuova selciata che si segue verso destra per salire agli edifici del Sacro Monte.
Già anticamente esisteva in loco un oratorio del XII-XIII secolo dedicato alla SS. Trinità. Nel 1591 questo edificio viene menzionato e si può vederlo tuttora all’interno della navata dell’attuale chiesa, sulla sinistra, dove si trova l’affresco che raffigura tre volte la figura di Cristo (simbolo della Trinità: tre persone uguali ma diverse). Tra il XVI ed il XVII secolo il sito venne ampliato con la creazione del Sacro Monte formato con la chiesa della SS. Trinità (del 1617) e le cappelle dell’Incoronazione della Vergine (del 1647), San Giovanni Battista (del 1659) e di Abramo (del 1703), oltre ad un porticato che ripara una Via Crucis del 1752, chiuso da un lato da una piccola cappella.
Si segue ora il percorso per disabili che passando davanti al portico della Via Crucis porta ad un’area picnic coperta con tavolini e fontana. Lo spazio aperto attorno agli edifici sacri si presta (si raccomanda: senza schiamazzare!) al movimento libero e di gioco dei bambini poiché non vi sono elementi di pericolo.
Il bosco sovrastante il sacro Monte dal 1987 è Riserva Naturale Speciale.
Dopo la pausa merenda o pranzo, si continua lungo il Sentiero Naturalistico scandito da pannelli didattici (cartelli bianchi “Cappella del Porale e Caronio”) caratterizzato nella prima parte dalla presenza del sentiero per disabili accanto alla sterrata. Lo si abbandona per seguire, a destra, la sterrata in salita (Cartelli “Pollino”). Si può percorrere tutta la sterrata o, in alternativa, imboccare a sinistra una larga “tagliata” in forte salita. Entrambe le vie confluiscono al medesimo punto poco prima del bivio per tornare al Sacro Monte. Prima di proseguire, però, invitiamo a percorrere ancora alcuni metri in direzione di “Pollino” per raggiungere la piccola cappella del Porale, del 1797, immersa nel fresco bosco. Tornati quindi al bivio precedentemente citato nella descrizione, si prende l’ampia pista che si inoltra nel bel bosco di castagni e che con andamento praticamente pianeggiante ripercorre, un poco più a monte, la strada fatta all’andata. Si incontra un unico bivio ma è sufficiente mantenersi sempre sulla via pianeggiante più ampia per arrivare, dopo una leggera discesa, ad una piccola centrale.
Qui, sulla sinistra, si trova l’inizio di un Percorso Vita che con una lunghezza inferiore al chilometro porta a diciotto esercizi fisici, da realizzare parte con attrezzi, parte a corpo libero.
Si prosegue a destra, passando accanto all’edificio della centrale e imboccando il sentiero scalinato che in forte discesa riporta al Sacro Monte (cartello “SS. Trinità” e segni bianco/rossi). Si passa di nuovo accanto al Porticato della Via Crucis e alla cappella di San Giovanni Battista per prendere il sentiero sulla sinistra (cartelli “Cappella di Abramo” che fan scendere lungo un sentiero che sfiora la strada asfaltata e porta alla cappella del Patriarca Abramo, discosta rispetto agli altri edifici del Sacro Monte. Si prosegue oltre la cappella per imboccare il sentiero selciato (cartelli “Ghiffa”) che in breve porta al bivio già incontrato in salita. Da qui si scende lungo la via percorsa all’andata, andando, eventualmente, alla scoperta dei caratteristici vicoli stretti e tortuosi che costituiscono il centro vecchio di Ghiffa e che si dipanano alle spalle della chiesa, come via ai Motti, via Alessandro volta, via Soccorso, via Taccioli.
Per saperne di più:
Museo del Cappello
Dal 1881 al 1981 nel Comune di Ghiffa fu attiva una fabbrica di cappelli in feltro, la Panizza, tuttora produttiva anche se trasferitasi in Toscana (www.panizza1879.com). Oggi l’edificio dello stabilimento è stato trasformato in residence ma all’interno di due sale è stato allestito un museo che presenta l’arte della fabbricazione del cappello con esposizione di macchinari, fotografie, stampe d’epoca e video (www.museodellartedelcappello.com).
consigli per i baby escursionisti
Escursione semplice che non presenta difficoltà. Con bambini in passeggino è possibile salire con l’auto al Sacro Monte e percorrere il Sentiero per Disabili. Area giochi alle spalle della chiesa parrocchiale di Ghiffa, mentre l’area del Sacro Monte offre pietre da scalare e alberi dietro cui nascondersi, mentre anche il Percorso Vita offre nuovi stimoli per scaricare le energie dei piccoli camminatori.
Realizzatori del percorso: Franco Voglino, Annalisa Porporato e Nora Voglino
Autori dei testi: Franco Voglino, Annalisa Porporato
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